lunedì 1 dicembre 2014

Il compromesso

La mia amica EffeEmme è così felice d'essersi riappropriata del tipo che per sette noiosi e tormentati anni ha considerato sua legittima proprietà che continua a postare su Facebook citazioni d'amore trafugate da libri melensi e foto di arredamenti d'interni.

La Sister G., invece, continua imperterrita la sua battaglia per la romanticizzazione del suo nuovo grande uomo. Lei pretende sole, cuore e amore, lui dice di non essere abituato a mettersi a nudo, dimostrando i suoi sentimenti, perché non ha mai avuto uno straccio di modello di rapporto normale da prendere come esempio in vita sua.

La Sister O. ha preteso, ottenendolo, un radicale cambiamento dal suo ormai datato amore. Se non fosse che, nel frattempo, è cambiata pure lei sarebbe quasi felice. Cambia idea riguardo la possibilità di andare a vivere con lui con la stessa velocità con cui io cambio umore nell'arco di un'ora.

Queste tre storie hanno una cosa in comune: il compromesso.

Togli qualcosa, metti qualcosa, aggiusti il tiro, abbassi gli obiettivi, rinunci, amplifichi, ti sforzi e alla fine ottieni. Sì, ma cosa ottieni?

Di certo non quello che hai sempre cercato, voluto, sognato. Solo qualcosa che gli somiglia. Forse.

Sono seduta sulla mia sedia girevole similpelle a mezzanotte e un quarto di sabato sera. Lui è in camera che guarda la tv. Non posso fare a meno di chiedermi se non sia il caso che anche io inizi a cedere al compromesso.

Poi però penso che ad essere realmente compromessa sarebbe una cosa a cui ancora non sono, ancora, disposta a rinunciare: la mia felicità.

Così torno sui miei passi e torno a pretendere l'impossibile.

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