sabato 17 gennaio 2015

Distrazioni

La prima cosa a cui ho pensato mentre stavo riordinando again il faldone di referti collezionati in quasi tre anni di ricerche sono stati i soldi spesi.

Insomma io vivo con poco, non ho mai avuto grandi pretese, non mi piacciono le firme, vado di rado dal parrucchiere e dubito ripeterò l'esperienza dello smalto semipermanente perché sì, è molto bello, ma l'ora e mezzo che c'è voluta per toglierlo e il rovinoso stato in cui versano ora le mie unghie non valgono tre settimane di manicure impeccabile. Però, ecco, spendere denari dovrebbe essere divertente e col cazzo che è divertente farsi svenare, aprire le gambe davanti a sconosciuti, sottoporsi a qualsivoglia tipo di tortura medica autorizzata dalle Nazioni Unite.

Poi ho pensato, semplicemente, che sono stanca. Me la sono sentita proprio tutta addosso, la stanchezza. Così, all'improvviso, senza avvisaglie di sorta, quasi senza che ne fossi pienamente cosciente. Un peso sulla schiena, dietro il collo, appena sopra le scapole. Un peso che ho alleggerito con uno sbuffo, un'alzata d'occhi al cielo, qualche imprecazione.

Mentre mi trascino, stremata, in questo limbo senza fine, mi nutro delle belle notizie che, per fortuna, arrivano. Come quel pupo nato dopo 7 anni, un'operazione, due FIVET, un raschiamento. O quella gravidanza tanto ambita, arrivata sulla soglia dei quaranta. Io mi siedo, respiro e spero. Se ce l'hanno fatta loro ce la faccio pure io. Oppure no. Devo esser pronta a tutto, pronta al peggio. Un peggio che non riesco, ancora, neppure a immaginare. Perché io senza figli non sarei manco più io.

E' così che il mio flusso di coscienza chiude il sipario. Si distrae per non affrontare il pensiero d'una possibilità dolorosa, la più dolorosa di tutte. E' così che, generalmente, mi riprendo.

Metto a fare il tè; facciamo la brace per cena?; alla fine quel cagnone nero l'hanno adottato, eh; Cofferati l'è sempre un bell'omo, non credi?

Finché tè, fuoco, cani e Cofferati mi distrarranno, temo che non riuscirò ad affrontare quell'idea.

Anzi, vi dirò di più.

Pure se Cofferati non fosse eterno, se il fuoco si spegnesse, se i cani iniziassero a camminare sulle zampe posteriori, se il tè sapesse di latte io troverei altri argomenti, altri modi per distrarmi e non pensare a me senza un figlio.

Sono fatta così, procrastino a data da destinarsi i cattivi pensieri. E poi dicono che sono pessimista.

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