sabato 14 febbraio 2015

Il pudore monetario

L'uomo è un animale sociale. Ma l'italiano medio a volte esagera. L'italiano medio è chiassoso, compagnone, tuttologo, impiccione. Fervente sostenitore della condivisione verbale, racconta, con dovizia di particolari e la delicatezza d'un cinghiale in carica, ogni sua esperienza, vera o presunta. Parla della sua funzionalità intestinale col barista, mentre tu gli fai colazione vicino. Si trasforma in medico di famiglia quando accenni a qualche malanno. Elargisce consigli non richiesti accompagnandoli con sonore pacche sulle spalle.

L'italiano medio non conosce imbarazzo.

Solo su una cosa è solito tacere, mantenere il più assoluto riserbo: i soldi. Quelli guadagnati, in particolare.

Che io non so se sia un retaggio della fame post bellica, un senso di colpa per la manna dal cielo post boom economico, una forma di scaramanzia ma nessuno, soprattutto nessuno ultra 40enne, dice volentieri a quanto ammonta il suo stipendio.

Il problema è che questa strana forma di pudore monetario si manifesta anche durante i colloqui di lavoro, le proposte di collaborazione, lo schiavismo mascherato.

Ripensavo oggi al primo colloquio di quest'anno, quello lontanissimo da casa. La tipa, dietro la sua scrivania immensa posta al centro di un open space privacy a interessi zero mi ha scritto la proposta retributiva su un post it giallo. Novecento euro per i primi sei mesi. Quando le ho chiesto se lo stipendio sarebbe o meno variato dopo il lunghissimo periodo di prova di cui sopra, lei, a voce bassissima e ingoiando qualche vocale ha detto tipo no, dopo sarà miltrè. 

A mio parere quest'assurda ed ingiustificata riservatezza è causa integrante del cospicuo gap monetario tra le ultime due generazioni. Un gap che ha generato fraintendimenti, mancato contatto con la realtà, differente potere d'acquisto e, soprattutto, differenti scale di misurazione.

Il guadagno bene d'un trentenne, per esempio, equivale a una retribuzione netta mensile di 1000 massimo 1300 euro. Ma il guadagno bene d'un 50enne fa riferimento a ben altre cifre.

E' così che le menate da siete dei bamboccioni, dovete accontentarvi, siete fortunati di che vi lamentate, io quando avevo 30 anni facevo la fame altroché, trovano ragion d'essere. Trovano giustificazione.

Mille euro non bastano. Non bastano a pagare bollette e affitto o mutuo. Non bastano a star dietro alle variazioni del prezzo della benzina, al riscaldamento a metano, all'abbonamento allo stadio o ai mezzi pubblici. Non bastano al dentista, al podologo, alle uscite in centro.

Soprattutto, spesso, mille euro, sono un miraggio.

E questo, a parer mio, si DEVE sapere.

Si DEVE sapere che la generazione mille euro in realtà è generazione mille euro? ma magaricecaschi.

Nessun commento:

Posta un commento