giovedì 5 febbraio 2015

Scene di quotidiano grigiore

Sono appollaiata davanti al fuoco, incamero calore nella speranza che l'eritema pernio (cioè i geloni, non biasimatemi Google mi fa sentire meno vozza) non si ripresenti, che io già mi sento vecia quando, con le scarpe der cinese che premono sulle dita, mi ritrovo ad avere la stessa camminata, galoppante e fiera, di un piccione zoppo. Per non parlare dei capelli bianchi, ormai così numerosi da radunarsi in orgiastiche ciocche.

Geni paterni? Mortacci vostra, mortacci.

Massimo Decimo Meridio spara testosterone a palla dal televisore, Biagio e Penelope dormono, l'USI è a cena con collegame sparso e non meglio identificato e io sono reduce de un colloquio di lavoro deludente. Una di quelle cose che tu pensavi fosse in un modo e invece cor cazzo.

Potrebbe andare peggio, potrebbe sempre piov... ah no, scusate.

Dopo tanto tempo sento le palpebre appesantite dal sonno dei giusti, di chi si sveglia presto al mattino e galoppa per un giorno interno, nella speranza di non stramazzare al volante, su quel tratto dell'A1 dove tira tanto vento e girano tanti T.I.R.

Mi manca questa sensazione. Diavolo, mi manca lo stress.

Sapevo che il momento dello scazzo sarebbe arrivato, quel momento in cui realizzi che vabbè il silenzio, vabbè il relacs, vabbè la natura ma, 'orcomondo, qualcuno mi ridia lo smogghe de Roma, il traffico, le scadenze e la caffeina endovena per restare vigile.

I tacchi, magari, a giorni alterni che i miei piedi si sono appena ripresi da tre anni di impietoso massacro e altezze da vertigine.

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