lunedì 23 marzo 2015

Albe, tramonti e lunghe esposizioni

Primo giorno di ciclo dell'era post laparoscopica. Il dolore non è intenso ma temo esploderà tra tre, due uno...
Niente gonfiore stavolta, solo il solito malumore passeggero iniziato in PMS. Passerà domani. Anzi, sarebbe passato  domani se non fossi costretta a presiedere l'ennesimo compleanno associato a pranzo domenicale con parenti, non parenti e due bambini.

E' la noia, vecchia troia.

Queste incombenze pesano ancora, odio le forzature. Ma ora sono più sicura di me, scalfire la corazza che ho faticosamente costruito attorno alla mia pelle, a protezione delle mie spalle e delle mie chiappe è più difficile.

Omo avvisato mezzo salvato.

Sul pavimento della zona giorno di questa mansardina ci sono 5 paia di scarpe tra stivali, sneakers, mezzi tacchi e ballerine. Più le ciabatte.
Sono un millepiedi disordinato.
I miei vestiti occupano abusivamente letto, divano, sedie, scale. Penelope l'irriverente continua a scassare soprammobili di vetro e ceramica, si fa le unghie sul divano a fiori, strappa giornali e volantini, si intrufola nel camino.

Inizio a sentire nostalgia di casa, soprattutto oggi che non posso più ignorare il substrato di lordame che mi circonda e devo metter mano a secchio, scopa, stracci e detersivi.

Però la vita da gitana mi piace. Mi fa sentire libera, meno schiava di abitudine e quotidianità.

La prossima settimana incombe minacciosa con sveglie al canto del gallo e ritmi serrati. Mi consolo pensando che vedere il sole sorgere su Roma è un privilegio di pochi. Degli scopini, per esempio.

Ho imparato a sfruttare le occasioni, considerare opportunità quelle che gli altri chiamano rotture di coglioni. Così lavorare fino a sera significa avere la possibilità di coltivare una passione che ho deciso di non trascurare nonostante, ora, i miei impegni siano serrati. La fotografia.

Quindi oggi vi lascio così, tra luci, ombre e lunghe esposizioni.









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