martedì 17 marzo 2015

Work in progress a ans(i)e cerebrali

Vivere in una mansardina di legno che si incastona nel disegno irregolare dei tetti affacciati sulla vecchia via principale del centro storico del mio paese è molto poetico. Le altezze mi piacciono e stamattina ho sorseggiato il mio caffè beandomi d’un panorama invidiabile.

Sarebbe un buon inizio di giornata se non fosse che la grana lavorativa lasciata in sospeso ieri sera è rimasta ad attendermi, ansiosa di scoppiarmi tra le mani. Non smetto di costruire scenari catastrofici, plotoni d’esecuzione, mortificazioni dell’animo, licenziamenti in tronco, mobbing. Lo faccio da sempre, ogni volta che commetto un errore o che penso di averlo commesso. E mi odio per questo. Perché non la prendo solo male, la prendo nel peggiore dei modi possibili che comprende perdita istantanea di sonno, fame e voglia di vivere.

Avrei dovuto, probabilmente, indagare a fondo anche su questo lato controverso e deleterio del mio carattere quando ero in analisi da Sciattaman ma non ne ho avuto il tempo e, soprattutto, ero troppo impegnata a non farmi soffocare dall'ipocondria che, a dirla tutta, ogni tanto fa capolino, con la manina alzata, tra le mia anse cerebrali.

Nel frattempo casa mia è ancora work in progress. Non ho avuto modo di vedere come procede la ristrutturazione home made di mio marito ma continuo ad avere fiducia in lui anche se ieri la frase il grigio è talmente chiaro che sembra celestino mi ha fatto vacillare un tantinello.

A tre giorni esatti dalla fine della mia convalescenza ancora non mi sono decisa a chiamare Sboccaccio. Sono stanca dei camici bianchi, dell’odore di disinfettante, delle sale d’aspetto e di smutandarmi. Ho promesso a me stessa, tuttavia, di non attendere oltre. Alzerò il telefono in giornata, a limite lunedì.

Di buono c’è che ho ricevuto la mia prima busta paga dopo mesi di disoccupazione. Ironia della sorte, il cattivissimo Ferrone ha creato un abito rosso come la più lurida delle tentazioni e ha avuto l’ardire di sbattermelo in faccia mettendolo in vetrina. Il mio piano di austerity monetaria inizia a fare acqua. E il connubio stipendio – bellissimo vestito è pericoloso per le mie finanze che, ad essere onesti, grazie al mio nuovo impiego respirano, sì, ma sempre con la mascherina d’ossigeno attaccata.

Continuo a fissare il telefono aspettandomi una cazziata, devo docciarmi, truccarmi e indossare, oltre al sorriso, il mio maglioncino verde. Di solito spero che la giornata si svolga sulla falsa riga delle mie aspettative, stavolta spero che prenda una piega diversa.

In bocca al lupo, Princess.

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