domenica 31 maggio 2015

Chiodi fissi e chiodi scacciati

Collega Enne m'ha regalato una blusa di Mango, color champagne, con un grande fiocco sul bavero, abbastanza larga da nascondere la panzetta da uso improprio di carboidrati e cioccolato. L'ho indossata oggi, abbinata a un paio di orecchini in stile lampadario bohmien. Nonostante mi si addica molto di più lo stile Carfagna da deputato che quello retrò, mi trovo carina.

A ridosso dell'ennesimo periodo ovulatorio disegno cuoricini sull'agenda mentre amiche e conoscenti danno alla luce pargoli concepiti quando io già mi smutandavo, speranzosa e sovraccarica di illusioni, davanti a luminari della medicina della (mancata) riproduzione.

La sensazione di essere imprigionata in un ciclo che si ripete sempre uguale a se stesso è, più che una sensazione, un certezza.

Ma io vado avanti.

Stamattina, durante un mini rinfresco di commiato, il tappo d'un Fanciacorta ha urtato il mio gomito e la mia responsabile, solitamente restia a manifestazioni  di stima e affetto, ha intinto i polpastrelli nello spumante caduto sulla scrivania e me li ha passati dietro le orecchie, come buon augurio.

A tre mesi e mezzo dal mio debutto lavorativo inizio a sentirmi parte di un gruppo, peccato che anche questa (finora) bella esperienza abbia una data di scadenza.

In ogni caso il mio vecchio lavoro mi manca di meno. Le scale di fianco la mensa, la risata di collega Cì, la voce nasale di collega V. iniziano ad avere contorni sfumanti, ad essere ricordi privi di risentimento, solo un poco nostalgici.

Alle barzellette del sosia di marrabbio di kiss me Licia si sono sostituite le paranoie di Effe, convinto, tra le altre cose di cui qui e qui, che il responsabile del cancro sia l'industria petrolchimica. Le sue fissazioni sono, forse, meno divertenti delle irriverenti battute di marrabbio ma senz'altro anche meno sconce, sessiste e, in taluni casi, imbarazzanti.

Questo improvviso disincanto per quello che credevo fosse il lavoro perfetto è, forse, la prova che il comune detto chiodo scaccia chiodo non è ad uso esclusivo delle relazioni amorose ma si applica anche alle altre incombenze della vita quotidiana.

Certo, dubito ci sia qualcosa in grado di scacciare il chiodo fisso della gravidanza ma, non so perché, sono convinta che il tempo possa curare o, meglio, riempire anche questo vuoto.

Nel frattempo vivo. Libera dalle attese. Libera, finalmente.



giovedì 21 maggio 2015

Senape

L'acquisto di un paio di pantaloni skinny, color senape é indicatore di spiccata autostima.
L'acquisto della taglia 40 perché la 42 é impercettibilmente morbida sui fianchi, quindi me la posso permettere é indicatore di spiccato ottimismo. O stupidità.

Il suddetto capo di abbigliamento potrà, infatti, essere indossato solo nei giorni di magra, il cui raggiungimento é possibile a patto che si verifichino le seguenti condizioni:

  • corretta motilità intestinale
  •  periodo post ciclo e pre ovulazione
  •  astensione ascetica da carboidrati e dolci
  •  limatura delle anche
  •  asportazione di una cospicua parte dell'intestino crasso

In sostanza ho buttato 20 euro nel cesso.

martedì 19 maggio 2015

Nuove derive social: i guru dell'health life

La nuova frontiera dei new skinny (ex cicciottelli redenti e repressi) è la pubblicazione ossessivo compulsiva dei loro (sbilanciati) pasti su Instagram.

L'ho scoperto ieri mentre ero intenta a farmi gli altrui's cazzis facendo attenzione a che non mi partisse qualche like inopportuno. Perché Instagram è subdolo, sapete. Basta un attimo di distrazione che ti ritrovi un mi piace grosso come una casa, pesante come la più lurida delle vergogne sulla foto della sua ex, col tanga in finta posa nature, pecorina sul Mar Morto. E' un'ammissione di stalking peggio che essere cioccati a controllare la cronologia del piccì del tuo partner.

Ordunque una nuova mitomania è nata. Come se il nutrito database di usi degenerativi dei social non fosse già abbastanza sovraccarico.

Qualora anche voi rientriate in questa categoria e, colti da delirio d'onnipotenza, voleste improvvisarvi guru dell'health life sappiate che ci sono ferree regole a cui attenersi:

In nomen homen. Il vostro nick dovrà necessariamente contenere una o più delle seguenti parole: fitness, health, healtyfood, machoman, diet, slim, skinny, sport, I use to be fat but now I'm only idiot. Stesso discorso per gli hashtag. In questo caso ogni parola dovrà essere seguita dal suo contrario. Perché gli ossimori, si sa, piacciono molto agli utenti e perché azzeccare i criteri di ricerca è assai difficile. Meglio non rischiare e mettere tutto nel calderone. Non siete certo Google, anche se siete (diventati) magri non siete (diventati) onnipotenti.

Tu vuo' fa l'ammericano. 'Ngulo alla dieta mediterranea, sentitevi pure in diritto di far prendere un coccolone a Giorgio Calabrese. Dovrete anteporre la salsa bbq, il burro d'arachidi, il porridge, le uova e il bacon all'olio d'oliva, alla pasta Voiello, alla lasagna de nonna, alle vongole veraci, alla carbonara del Perilli a Testaccio, alla pizza di Michele a Napoli.

Fantasia e immaginazione. Le farfalle integrali Barilla sanno di compensato. Ma se ci aggiungerete il pepe nero del Brasile, il curry dell'entroterra Tunisino, lo zafferano all'aroma di cannella raffinato in Belgio da schiavi immigrati clandestinamente dall'Uzbekistan allora regalerete ai vostri followers la piacevole illusione di sentirsi Cracco quando mette l'ovo sulla Rustica SanCarlo. O l'aglio nell'Amatriciana.

Accostamenti ad minchiam. Dimenticate il panino col crudo di Parma per merenda. Rinunciate al gelato crema e cioccolato. Persino il più salubre e bilanciato yogurt Danone non potrà mai equiparare la bresaola con semi di sesamo e caffè (questa non me la sono inventata, I swear)

Mi piace se ti muovi! Infine, lo sport. La palestra, la vostra seconda casa. Va mostrata. Ma ancor più vanno condivisi i risultati delle vostre erculee fatiche. Selfie con la tartaruga in bella mostra sono ammessi solo se associati ad esposizione del bicipite. Non dimenticate, poi, le misure del vostro giro vita, giro chiappa, giro coscia.

Vi prego, però, risparmiateci di sapere quali sono, almeno, le misure del vostro pisello.

Dignità e esoterismo

Il telefono trilla incessantemente da questa mattina. Alle otto e trentadue, quando ancora l' 80% dei romani sta imprecrando contro il traffico, il semaforo, le buche o qualche pizzardone e il restante 20% è al bar o alla macchinetta, ho dovuto affrontare la prima emergenza del giorno, con l'aggravante di essere completamente sola causa malanno mattutino della mia responsabile.

E' curioso come in certe giornate l'analfebitazzione informatica dell'utente medio risorga improvvisamente dall'oltremondo sconosciuto in cui sonnecchia abitualmente e si palesi in maniera sfacciata, impertinente e superba. 

Fracassando le palle a me.

Me la sto cavando bene ma continuo a immaginami immersa tra le pecore delle Highlands scozzesi o a fotografare fiori di Lillà.

Il risultato più soddisfacente è senzadubbio legato alla gestione del mio autocontrollo. Perché la PMS mi tedia con le sue richieste di attenzione tendandomi verso un corportamento oscillante tra disperazione e rabbia. Come al solito, del resto. Se solo mi desse più tempo per godere dei benefici del bilanciamento ormonale. E invece niente, si ripresenta puntuale col buon Leopardi in groppa ogni 28 giorni. O giù di lì. A 'sto giro, quantomeno, sto affrontando la cosa in maniera dignitosa. Per esempio non mi sono toccata le tette manco una volta. Giuro.

Nel frattempo quelli che mi sembravano confini definiti, conosciuti, quasi ormai famigliari tornano ad assumere contorni sfumati e a tratti inquietanti.

Parlo del collega Effe.

Oltre che dalle canzoni di Califano e dalle scie chimiche è pure ossessionato dall'esoterismo.

Durante la pausa macchinetta delle tre parlavamo della macumba fatta a danno di Calderoli da parte del padre dell'ex ministro all'integrazione, Cecile Kyenge. Un ritro tribale che avrebbe provocato non pochi danni al buon leghista che, pentito, ha poi chiesto e ottenuto udienza. E pure una contromacumba.

Le forze del male esistono

Ha sentenziato lui, tacendo le risatine scettiche mie e di Enne.

Poi, un po' come il prete redarguisce i bambini chiassosi in chiesa, ha attaccato un pistolotto su angeli e demoni che Dan Brown l'ha citato in giudizio per violazione del diritto d'autore.

Io comunque mi sono fatta due conti. E sono arrivata alla tragica conclusione che qualche lontano parente della Kyenge deve aver messo la mia foto accanto a quella di Calderoli, al centro d'un falò. Mi toccherà chiedere udienza, perdono e una contromacumba.

venerdì 15 maggio 2015

Treni in corsa

Lo scorso anno ho avuto la cistite sei volte, una ogni due mesi. Sebbene quella non sia stata l'unica patologia che il mio corpo ha dovuto combattere e sebbene io creda che il motivo risiedesse nel brusco calo di difese immunitarie causato da forte stress psico-fisico, dopo aver eliminato i batteri più ostinati con sei dosi intrachiappa di un potente antibiotico, ho deciso di bere per evitare recidive. Almeno un litro e mezzo al giorno.  

Ho la pelle più liscia e la panza più piatta ma piscio a tutte le ore. Ovunque.

Se prima guardavo con sospetto e, potendo, evitavo i bagni pubblici ora li battezzo tutti. Da quello del McDonald's a quello dell'ufficio che visito, almeno, tre o quattro volte al dì.

Questa mattina, in luogo del solito bus provinciale, causa sciopero selvaggio dei mezzi, ho preso il treno interregionale Giulianova - Roma tiburtina.

Vista la mia ormai abituale impellenza sono andata ad espletare le mie funzioni fisiologiche nel minuscolo, lurido, cessetto del vagone. Come le donne sapranno la pipì su un treno in corsa non è un'attività for dummies. Ci vuole esperienza, calma e sanguefreddo. Pure un fisico bestiale.

E' andato tutto bene se non fosse che, a un certo punto, la porta s'è spalancata proprio mentre ero in quella posizione. Le donne sanno pure questa. Gli uomini beh, arrangiatevi.

Non avevo chiuso bene.

Ho richiuso l'anta metallica tempestivamente ma, proprio per questo, non so se qualcuno mi abbia vista. In ogni caso sono tornata al mio posto a testa bassa. Occhi fissi sul pavimento. In visibile imbarazzo.

Era meglio la cistite.

Califano e le scie chimiche

Credevo che il lavoro a ondate fosse un'esclusiva caratteristica del mio vecchio impiego, dove le persone erano note per esercitare il loro sacrosanto diritto di procastinazione delle attività impegnative in favore di quelle ludiche con estrema maestria, salvo poi ritrovarsi con le spine nel culo a due giorni dalle scadenze. A quanto pare, invece, anche da queste parti le giornate intense, durante le quali anche alzarsi spesso per fare pipì viene considerato un gesto sovversivo, si alternano a quelle piatte, noiose, inutili.

Il problema stavolta non è il vizio di rimandare a domani quel che puoi far oggi ma la disorganizzazione, in primis, dei nostri responsabili.

In ogni caso il venerdì pomeriggio è, quasi sempre, piuttosto leggero così io ne approfitto per famigliarizzare con la fauna d'ufficio favorendo quel complesso processo noto come accettazione sociale della novellina all'interno di un gruppo già strutturato. Attività che, modestamente, mi riesce sempre piuttosto bene. Salvo rari casi.

Il collega Effe, unico portarore sano di pistolino all'interno di queste quattro, strette mura, siede dirimpetto a me, è ipocondriaco, fissato con giacche e capelli, palestra e ultime tecnologie. Le sue giornate seguono ritmi serrati. Alla macchinetta, per esempio, va solo due volte. Per il caffè macchiato delle tre del pomeriggio e per lo spuntino serale che può essere dolce o salato ma sempre accompagnato da un orzo lungo.

Ama raccontarmi dei film che guarda, sebbene non si consideri un cinefilo, ama il mare, usa pregare al fine di combattere l'insonnia e mi ha consigliato di fare altrettanto. E' sempre ben informato, predilige gli sport individuali al calcio ma si proclama romanista perchè crede che l'appartenenza territoriale debbe essere vincolante sulla decisione della squadra da tifare.

La sua compagnia è discreta e piacevole. Generalmente taciturno, spezza il silenzio solo con qualche, discutibile a dire il vero, intercalare senza significato tipo eh già, eeeeh che dici?, sei una grande!. Preferibile, comunque, alla scelta, altrettanto frequente, di canticchiare i successi di Califano. Tutto il resto è noia, la sua preferita.

Credevo questo fosse il suo unico, trascurabile difetto fin quando oggi, durante lo spuntino delle sei, con crostatina all'albicocca e orzo alla mano, mi ha parlato per un quarto d'ora delle scie chimiche rivelando la sua terribile natura complottista.

A me sono venute in mente vignette dissacranti. Ma non gliel'ho detto. Il mio avanzamento verso la totale accettazione all'interno del gruppo avrebbe potuto subire un brusco rallentamento.

lunedì 11 maggio 2015

Il segreto dell'eterna giovinezza

Lo smalto sbeccato sull'unghia del mignolo di lunedì mattina è cattiveria pura. Soprattutto se il disturbo ossessivo compulsivo ti costringerà a fissare il dito tutto il giorno, maledicendo la scelta di comprare, in luogo d'uno Chanel ma anche di un più economico Kiko, la boccetta a un euro in vendita sulla bancarella del tunisino fuori dalla stazione della metro B.

Fortuna ho con me le salviettine leva smalto all'aroma di uva, regalo natalzio della piccola Giù che, ingnara della nuova relazione del suo ex, l'amico G, con la Sister O., continua a chiedermi consiglio, dichiarando, però, di capire bene la posizione scomoda in cui, non per mio volere, mi sono cacciata.

A rendere difficile questa giornata ci si mette pure il rotolone Regina che sbuca senza preavviso dalla mia panza quando mi siedo. Per non parlare delle spalle prese in prestito, senza che io ne facessi richiesta, alla schiena della Pellegrini.

Anche la Sister G., nonostante gli sforzi fatti in palestra, si trova nella mia stessa, imbrazzante, situazione così oggi mangerà un Activia per pranzo. Questa sua difficile scelta le ha dato il diritto, a quanto pare, di criticare il mio snack pomeridiano. Un Cerealix a suo dire troppo calorico che, perchè si sappia, io mangerò lo stesso, con gusto.

Ieri pomeriggio, durante l'ormai consueta seduta di piscoterapia sul divano di casa mia, la Sister O. ha dichiarato di sentirsi vecchia. Il ragionamento che l'ha fatta giungere a questa conclusione è il seguente:

Nonna A. ha 92 anni. Io 30 e vado per i 31. Praticamente ho già passato un terzo della mia vita. Abbiamo già vissuto tanto, troppo. Siamo vecchie.

Io, che considero gli ottimisti boccaloni, le ho fatto notare che arrivare a 90 anni è un privilegio di pochi e che, quindi, potremmo aver vissuto più di un terzo della nostra vita.

Morire mi scoccia - ha detto quindi la Sister G. -  mi scoccia pure invecchiare, in realtà. Dovrebbe mozzicarmi un vampiro.

Considerando il mio incarnato nessuno noterebbe la differenza. Qualcuno conosce, per caso, un Edward Cullen disposto a fare uno spuntino?

giovedì 7 maggio 2015

...ancora ne odora la silvestre via

La cosa che più mi mancherà saranno i tuoi auguri per il mio compleanno. Al telefono la tua voce non cambiava il timbro e io, nota per i miei silenzi interpretativi alla cornetta, ti riconoscevo sempre, anche prima che le rubriche digitali mi dessero un aiuto, salvandomi da imbarazzi.

Le persone buone non dovrebbero soffrire. Quantomeno non per andarsene. Il loro passaggio dovrebbe essere leggero, sereno, privo di dolore. Il tuo, purtroppo, non lo è stato ma ancor più che concentrarmi su questa enorme ingiustizia universale oggi mi va di pensarti come eri, come sei stata, a dirla tutta, fino all'ultimo giorno.

Mi va di pensare all'ombretto celeste e al rossetto rosso. Alle infradito con pietre e strass e alle collane. Mi va di pensarti giovane, mora e bellissima con quegli occi grandi, verdi, così simili ai miei.

La verità è che fatico a non pensarti viva, a dirti addio. Un po' come se questa realtà non mi appartenesse.
Non ancora.

Un paio di mesi fa mi hai regalato un maglione bianco.

Questo ti sta bene, provalo 

Lo indosserò, ogni volta, pensandoti con affetto filiale, spontaneo, sincero.

Un sentimento che hai guadagnato, in questi 30 anni, con  la tua dolcezza e sensibilità. Da persona semplice e, per questo, immensamente ricca.

Ciao, zia Milena.

Il carro oltrepassò d'erbe ripieno, e ancora ne odora la silvestre via; fa anche tu come quel carro lascia buona memoria di te anima mia

mercoledì 6 maggio 2015

Briciole

Questa cosa dell'essere donna mi sta sfuggendo di mano. Alla depressione cosmica pre e post ciclo s'è sovrapposta una smisurata voglia di vivere. E una smisuarata voglia si shopping. Fortuna che ho fatto del risparmio la mia vocazione e non compro cose il cui valore superi quello di un paio di ballerine da OVS. Nove euri e novanta di felicità.

Persino la capa Stronziana m'appare meno mostruosa. Questa mattina, insieme al Folletto di cui qui, abbiamo parlato di sport. Che, vojo dì, parlarne con me è come parlare di melting pot con Salvini. Sordità, rifiuto, astio. Del resto, a mio favore, ho una cyclette a casa e un fisico che, nonostante qualche iniziale cedimento strutturale a cui, promesso, troverò rimedio, mi permette di mentire sulla mia vergognosa pigrizia.

Il sole, il centro, il caldo anomalo e il concerto di Giannah sono motivi sufficienti per sorridere.

Mi godo questo momentaneo stato di grazia perfettamente consapevole della sua labilità, in attesa della PMS che, temo, mi getterà nuovamente nel nero sconforto.

Parlo a ragion veduta, sudditi. L'ultima, infatti, è stata difficile. Forse perché carica di aspettative disattese. E nemmeno la consapevolezza d'essere solo preda inerme di equilibri ormonali falliti serve, in questi casi, a rinuniciare agli istinti suicidi.

Per questo ora incamero endorfine. Mi beo della meraviglia delle piccole cose. Come un caffè o una canzone.


lunedì 4 maggio 2015

La Princess e il traumadì

Nebbia cerebrale, andatura strisciante.

Chi sono?

Dove mi trovo?

Chi ha incastrato Roger Rabbit?

Lunedì mattina post ponte del primo maggio. Smalto rosso accesso e caffè non sono stati sufficienti a tirarmi su. Le palpebre resistono a stento al fascino perverso della forza di gravità, la lingua fa fatica a sciogliersi e gli assoni sono più intasati della Roma - Teramo nel giorno del grande rientro.

Ho pure dimenticato il pranzo. La mia insalata rucola e pachino, che lenisce i sensi di colpa post bagordi del lungo week end, giace pacifica sul ripiano di vetro del mio frigo mentre io, in anticipo di 15 minuti sull'orario del mio turno, l'ho rimpiazzata con una presa alla Coop di lusso vicino al lavoro. Peccato che in preda al brusco calo di serotonina non abbia resisisto a comprare pure una barretta di Milka e Tuc, vanificando così i buoni propositi alimentari tipici dell'inizio settimana.

Il mio collega, staranamente arzillo, ha notato il mio abbigliamento tono su tono. Segno che i miei sforzi per non apparire sciatta e preda delle avances di Morfeo, non sono stati del tutto vani. Ma sogno il mio letto, le lenzuola candide e il tepore del piumino mezza stagione.

Forse sto accusando in discreto ritardo gli effetti soporiferi di questa primavera. Spero che nessuno se ne accorga anche se fissare inebetita lo schermo del pc non credo sia una buona strategia per mascherare il terribile stato comatoso che tiene in ostaggio la mia consueta vitalità.

domenica 3 maggio 2015

Il balletto

Ho firmato un altro anno di precariato.

Il fatto che mi ritenga fortunata per questo la dice lunga sullo stato in cui versa la nostra povera Italia. Una nazione che resta insensatamente sconvolta di fronte al rifiuto, sacrosanto, di giovani aspiranti lavoratori di fronte a proposte avvilenti, sia dal punto vista contrattuale che da quello salariale e professionale.

L'osannato JobsAct non ha cambiato le carte in tavola, almeno per quel che mi riguarda. Pare che un consulente del lavoro abbia studiato a fondo la mia situazione per capire come meglio continuare a coglionarmi, assicurandosi la sua parcella in cambio della negazione dei miei diritti. Che poi mica ci voleva tanto. Bastava retrodatare la data dell'inizio del contratto o meglio, lasciare la stessa posticipando quella di fine. Geniale, no? Una roba che potevo fare pure io, per dire.

In ogni caso domani tornerò in ufficio con in tasca l'illusione di essermi sistemata, almeno per i prossimi tre o sei mesi.

Nel frattempo il rapporto con mio marito pare stia migliorando. Io dipendo meno dalle sue attenzioni, lui ha capito quanto mi sono mancate. Che non lo so se sia un riavvicinamento o una semplice strategia di sopravvivenza ma sembra funzionare. L'idillio cui aspiro non c'è, una patina di ipocrisia e ansia da prestazione lo rende, per ora, non perfettamente raggiungibile ma, forse, l'idillio è un'illusione la cui funzione è spingerci verso il perfezionamento costante. Un'utopia a cui, insomma, è possibile solo tendere. Come l'infinito.

Il balletto amoroso tra Sister O. e amico G. continua. Un po' zoppicante. Lei ha sparato le sue cartucce in discreto anticipo sulle intenzioni di lui per poi, delusa dalla sua reazione di ghiaccio, tornare sui suoi passi, verso il suo porto sicuro, dal suo ex non ex. Lui, più coerente e razionale, continua a volteggiare nella nebbia del suo stato confusionale ma cova rancore per le incoerenze di lei, che pare, semplicemente, averlo messo tra parentesi, con la manifesta intenzione di riprendere il filo della sua vita.

Quindici anni sono pochi per promettersi il futuro. Ma trenta sono troppi per i colpi di testa.

Peccato si viva solo di quei colpi di testa. Peccato che i colpi di testa siano l'unica cosa che vale la pena di ricordare.