venerdì 12 giugno 2015

Felicità soffocate

Gli uomini non cambiano. Quel poco edificante ritratto canoro che Mia Martini dedicò alla specie era estremamente veriterio, seppur incompleto.

Gli uomini non cambiano e neanche crescono.

E se da un lato il loro profilo d'eterni bambini scuote l'istinto protettivo della femmina chioccia nata per accudire, crescere, allevare dall'altro, quando la loro età mentale incide implacabilmente sullo sviluppo dei loro maroni e sulla conseguente capacità decisionale, ammazza il phatos, insieme alle speranze che, per essere alimentate, devono spesso nutrirsi di una buona dose di coraggio.

Tutto questo filosofare, quest'intreccio di parole, questa sfida di sintassi potrebbe, in realtà, riassumersi con una frase:

ma questo perché non va raccogliere i coglioni che ha lasciato all'asilo?

Così la pensa collega Enne a cui, in un momento confidenziale, ho raccontato senza fare nomi la storia di Sister O. e amico G. che, avrete intuito, ha deciso, contravvenenedo alla aspettative di tutti e forse pure ai suoi desideri, di fare un passo indietro perché insicuro sul da farsi.

Sul da farsi. Non sui suoi sentimenti per O.

Il punto è che il vortice d'eventi che ha travolto le loro vite avrebbe, se condiviso, effetti devastanti anche sulle vite di altre persone che, fino ad ora all'oscuro di tutto, finirebbero per sentirsi tradite e di perdere per sempre il rispetto e la fiducia che riponevano in loro.

E' anche vero, però, che è una mancanza di rispetto anche l'omissione e che, forse, la più grande mancanza di rispetto è quella che infliggiamo a noi stessi quando scegliamo, per vigliaccheria, di rinuniciare alla sfida di essere felici, nonostante tutto. Nonostante tutti.


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