martedì 9 giugno 2015

L'equilibrista

Archiviata un'orribile decade strapiena di impegni, lavoro e nuove responsabilità mi appresto a una lenta ripartenza. Il mio organismo è ancora in fase di rodaggio nonostante sia martedì. Del resto il primo giorno della settimana fa schifo, si sa, ma pure il secondo non scherza.

Ho scoperto ieri di avere diritto ad una settimana di ferie a Ferragosto. Forse anche di una seconda ma le variabili sono ancora troppo variabili per poterlo persino ipotizzare. Avere diritto a uno stop lavorativo non pagato è come avere diritto alla disoccupazione. Non ha senso. Queste, dopotutto, sono le regole e a queste, di malavoglia, mi adeguo.

I pomeriggi lavorativi con collega Effe assumono contorni sempre più grotteschi, tutto sommato divertenti. Per interrompere i lunghi silenzi intervallati soltanto dal ticchiettio isterico di tastiere usurate ha deciso di dedicarmi canzoni, una in particolare: Lauretta mia. Ovviamente la dedica non sarebbe tale se Effe non avesse cura di sostituire, in luogo del nome originale, una storpiatura amichevole, quasi affettuosa, del mio.

Collega Enne ha deciso per la terza volta in quattro mesi, ovvero da quando la conosco, di porre fine al suo malato rapporto con A., sposato con prole. La moglie li ha scoperti. Riscoperti, per la precisione. Così lei, visibilmente stanca d'indossare messaline vesti, l'ha scaricato addirittura rassicurando le legittima compagna circa la sua indiscussa proprietà. Come se  un anello nuziale facesse la differenza. Come se, a dispetto di quanto cantava Nicola di Bari, il cuore non fosse uno zingaro.

La piccola Giù, invece, ancora ingnara del doppio tradimento di cui è vittima, pare ce la stia mettendo tutta per rinascere. Ha riscoperto le vecchie amicizie, il rossetto rosso e l'ombelico al vento. Revival, quest'ultimo, che io onestamente mi sarei risparmiata. Ma tant'è.

Fino a qualche anno fa non avrei mai immaginato di vivere tutto questo. In una manciata di tempo ho dovuto capire cosa significa crescere. Le esperienze vissute da spettatrice o protagonista mi hanno scombussolata, segnata, cambiata.

Gli equilibri che cambiano sono complessi da affrontare ma una volta che torni a camminare su una fune,  forte d'una certa sicurezza, nessuno, forse, può tirarti più giù.


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