sabato 5 settembre 2015

La figa vera

Sono sempre stata carina. Tranne nel periodo preadolescenziale non a caso definito da mia zia scimmiesco. Non mi sono mai sentita una figa, nonostante i miei ragazzi si siano sempre prodigati per aumentare la mia autostima.

Ho lavorato e lavoro sulla mia bellezza. Perché una buona base ti garantisce la sufficienza ma gli ottimi voti te li devi sudare. Uso il mascara, i tacchi alti, qualche volta il push-up, mi piastro i capelli, sono a spesso a dieta, mi ammazzo di cyclette. Conosco i miei pregi e li valorizzo, conoscono i miei difetti ma non li nascondo, ci ironizzo su.

A trent'anni raggiungi un buon compromesso, impari a conoscerti, ti accetti.

Fino a quando non incontri lei: la figa vera.

Badate bene, per figa vera non intendo la ragazza di gomma, plateau, cerone in faccia e borsetta Chanel.

La figa vera è bella senza make-up e con le sneakers. Ha la terza naturale, il vitino di vespa, il ventre piatto, le chiappe altezza scapole. La figa vera non è un'oca. Ha una dialettica brillante, è sveglia, simpatica, intelligente, suona uno strumento, parla tre lingue, viaggia da sola, sa far di conto, danza sulle punte. Anche voi sapere fare tutto questo? Beh, lei lo farà meglio. Vi fregherà sempre. La figa vera è sicura di se ma mai superba, modesta ma mai accondiscendente, riservata ma mai timida.

Io di fighe vere ne ho conosciute un bel po'. Sono spesso passata dall'ammirazione allo scetticismo fino a nutrire concreto sospetto riguardo la loro autenticità.

Mi sono chiesta se davvero sono nate così o hanno solo lavorato meglio sulla loro buona base. Se anche loro hanno l'alitosi appena sveglie, il cagotto, il brufolo nel premestruo. Se anche loro fanno gaffe, cadono, sono sgraziate sul sampietrino col tacco 12. Se piangono per amore o ricevono cazziate sul lavoro. Se si sentono sole, inadeguate, brutte.

Quel che so è che le donne competono. Con gli uomini, con i colleghi, con le altre donne, con se stesse. E la competizione, quando non è malata, spesso le sprona, le migliora, le valorizza.

Ma con una figa vera non si compete e, soprattutto, la figa vera non si imita. Imitarla significherebbe arrendersi alla frustrazione, all'insoddisfazione. Significherebbe rinunciare alla parte migliore di noi, quella che ci differenzia e ci rende uniche: l'imperfezione.

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