venerdì 16 ottobre 2015

Frustrazione e fattanza

Era partita bene e sarebbe finita pure meglio. Ma l'uomo propone e Dio o chi per lui dispone. Nel mio caso a distruggere i miei rigorosi piani è stata mia suocera che ha pensato bene di ammucchiarsi sulle scale all'una di notte mentre io, vedova bianca di marito assente, mi ero concessa il sonno riposante d'un pupo chiudendo miracolosamente gli occhi alle 10 e 30 in previsione di riaprirli alle 5, fare un'altra lunghissima fila al bonfratelli, portare a casa pap-test e tamponi, andare a lavorare e stramazzare al suolo stanca ma felice alle 10 della sera successiva, oggi.

Il citofono ha suonato due o tre volte. Il primo pensiero che mi è passato per la testa è stato è papà, è successo qualcosa a mamma. Col cuore fuori dal petto, le gambe molli e la faccia di cera bianchissima ho sbiasciato un chi è che sapeva di paura, lacrime e morte. Ho persino pensato e se fosse un ladro? sarebbe scemo a citofonare, più scema io a rispondere.

Era l'amico libanese. Il gigante buono che ciondolante e imbarazzato alla vista del mio pigiama verde acqua a fiorellini rosa e dei calzettoni di lana infilati alla meno peggio sopra il pantalone del suddetto pigiama, mi comunicava la nefasta notizia.

Di nefasto, in realtà c'era ben poco. E per fortuna, certo. Se non fosse che mia suocera stava come una zucchina. Fatta di gocce del nome oscuro, in evidente stato confusionale.

Facendo appello al mio buon cuore e all'immenso amore per mio marito mi sono occupata di lei, lasciandola dopo più di un'ora in preda a quello stesso sonno profondissimo e tronfio che aveva avuto così cura di togliere a me.

Manco a dirlo non mi sono riaddormentata che per le tre, quando in preda a dolori da ciclo ho pensato di rimandare le analisi a data da destinarsi.

La frustrazione di questa giornata è iniziata lì. Sì perché del ciclo, ora che sono quasi le otto di sera, non c'è manco l'ombra. Avrei avuto tutto il tempo di esporre, per l'ennesima volta, le mie grazie al vento. E se fossi rimasta a dormire il mattino dopo, fresca a risposata, avrei senz'altro scelto di tentare la sorte, nonostante la PMS in dirittura d'arrivo.

Ma non finisce qui.

Lungi da me equiparare un superficiale acquisto su Zalando al mio progetto di maternità ma quando il corriere, dopo aver tentato tre volte, è riuscito a mettersi in contatto con la sottoscritta per comunicarmi che non aveva trovato casa di mamma, non aveva, quindi, consegnato i miei fantastici stivali neri e, anzi, se ne stata pure andando rimandando l'incontro a lunedì, ho iniziato a comprendere dentro quale oscuro circolo di sfighe concentriche m'ero cacciata.

A lavoro, infatti, non è andata meglio. Quattro ore in solitaria. Dense, problematiche, pesanti. E la frase tanto il venerdì pomeriggio non succede mai niente che suona come una crudele presa per il culo.

Insomma sono senza analisi, senza stivali e c'ho pure la socera fattona.

Ma domani é un altro giorno. E vedi mpo'.

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