giovedì 8 ottobre 2015

Tordi e grilli

Non sono solita vantarmi ma posso affermare con discreta sicurezza di avere gli skills sufficienti per occupare la poltrona della Lorenzin, al Ministero della Sanità. Sono perfettamente informata riguardo orari, ricette, modalità, costi. Ho persino chiamato negnente chiedendogli una nuova prescrizione in luogo di quella che accorpava due esami e, forse, visto che ne ho fatto solo uno, mi avrebbe creato problemi in accettazione, al momento della registrazione e dell'oneroso pagamento.

Ho deciso di andare al bonfratelli il prossimo venerdì per Pap-test e tamponi, nella speranza di riuscire a far tutto entro mezzogiorno per iniziare in orario il mio turno di lavoro pomeridiano.

Quando a tordi e quando a grilli. Così si dice dalle mie parti e così, pare, si dica anche nel frusinate, terra natìa di Collega Enne. In sostanza significa quando troppo e quando niente ma, si sa, i burini adorano complicarsi la vita con metafore pastorali di dubbio gusto e non facile interpretazione.

Se fino a otto mesi fa la mia vita non poteva dirsi degna di quanto, nell'immaginario collettivo, ci si aspetterebbe da una trentenne iperattiva oggi nun so' a chi da er resto. Il lavoro pressa. Sbocaccio (alias il mio desiderio di maternità e pure, diciamolo, il mio orologio biologico) pure.

E' tutto un rifior di progetti a breve, media e lunga scadenza e si parla, come se i miei dubbi non fossero già abbastanza nebbiosi, di una possibile proroga di un anno. Un anno. E' tanto tempo, per me. E mi darebbe l'oppotunità di un contratto decente, sopra la soglia dello schiavismo.

Il rischio di fare la scelta sbagliata è duplice. Potrei fare bingo, è vero. Ottenendo malattia, maternità e tutele e sfruttando questi nuovi diritti per starmene 15gg a casa e sfornare un marmocchio, magari pure due. Potrei ottenere solo una delle due cose. Scegliere un anno di lavoro, carriera, successo e, soprattutto, sicurezza economica comporterebbe rinunciare, again, all'idea della FIVET. Ma scegliere di tentare subito la PMA significherebbe rinunicare al lavoro, definitivamente. E poi potrei perdere tutto, lavoro e speranza di diventare madre. Prospettiva suicida.

In cuor mio, in verità, già so cosa c'è sul podio. Ma ho paura, non lo nego, di perdere sicurezze, anche e soprattutto legate alla mia autostima, che ho conquistato a lacrime e sangue.

Ammonisco i miei fondati timori dicendo a me stessa che l'importante è fare un passo alla volta. Ma sempre in avanti.

Mai tornare indietro, nemmeno per prendere la rincorsa.

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