martedì 1 dicembre 2015

Tutto il resto, nel mezzo

Le pezze in quanto pezze difettano di efficacia. Il recupero dati sul mio hard disk ha salvato la mia tesina di maturità ma tutti lavori grafici fatti con Photoshop negli ultimi due anni sono stati voracemente ingoiati dal buco nero digitale, quel luogo mitologico e inesplorabile in cui confluiscono i bit persi.

In compenso sono riuscita a recuperare i .doc che riportano, con precisione maniacale da tic nervoso della palpebra sopracigliare, le to do list rispettivamente annuale e mensile (quest'ultima a onor del vero diventa bimestrale in corso d'opera, placando così un malcelato senso di inadeguatezza).

Che io abbia problemi con le gestione del tempo non è una novità. Non è mai abbastanza oppure non scorre mai velocemente come vorrei. Tipo che ieri quando mia cognata, alla sua seconda gravidanza, ha annunciato su Facebbok il sesso del nascituro, avrei voluto essere al 16 dicembre. Di più, avrei voluto essere immersa nella fase buchi in panza o magari direttamente al pick up - transfert - nascita plurigemellare - festa dei 18 anni - laurea - lacrimuccia.

Quando premo il fast forward dei miei pensieri, costringendo ad accelerazioni imprudenti i miei flussi neuronali, penso spesso al Michael Newman di Cambia la tua vita con un click. Non c'è nulla di buono nel saltare le tappe, nulla di sano nel desiderio che il tempo si accorci nella speranza che l'obiettivo per cui stiamo lavorando si palesi, finalmente, davanti ai nostri occhi. Così facendo si trascurano gli attimi, si sminuisce il peso della quotidianità, del costruire. 

Se il flusso di autocoscienza è così accurato e profondo da funzionare, dopo aver placato l'ansia da prestazione inizio a godermi la vita, con l'assurda pretesa di costruire bei ricordi anche di questo periodo fatto di attese snervanti e avvilenti, di fasi di incertezza e vuoto cosmico ma pure di tanta speranza. Di desideri, aspirazioni. Vita.


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