lunedì 27 aprile 2015

L'amore incompiuto

S'è scoperto che la crisi esistenziale dell'amico G., motivo scatenante della sua rottura con la piccola Giù, non è un semplice rigurgito adolescenziale tantomeno una tardiva sindrome di Peter Pan.
Ha radici profonde che risalgono, più o meno, a una quindicina d'anni fa, quando conobbe la Sister O. e se ne innamorò alla maniera dei sedicenni. Visceralmente.
Quella storia durò il tempo che servì loro a capire che promettersi il futuro a 16 anni è ipocrita ed estremamente pretenzioso ma entrambi sono cresciuti con la consapevolezza che quel rapporto, tenuto poi faticosamente in equilibrio tra amicizia, amore e gelosie, aveva qualcosa speciale, di diverso. Di incompiuto.

Che dovesse compiersi proprio ora, quell'incompiuto, nessuno avrebbe mai potuto immaginarlo, anzi. Sister e amico G. avevano, apparentemente, accantonato l'idea di riprendere il filo della loro relazione ed erano pronti a costruire le loro rispettive vite con le persone che avevano avuto accanto negli ultimi 5 o 6 anni.

Fino a quando bacio galeotto non li colse.

L'amore, sapete, fa paura. Soprattutto quando non ci siete più abituati. Soprattutto quando eravate convinti di provarlo, che fosse tutto lì, che fosse altro da quella morsa alla bocca dello stomaco.

Così, ora, questa nuova, vecchia coppia traballa tra dubbi e sensi di colpa. E ha paura di lanciarsi nel vuoto. Quasi preferirebbe tornare indietro, in quel porto sicuro, lontano dall'immenso mare aperto di orizzonti e possibilità.

Il problema delle scelte è che sono esclusive. Non ci permettono di pararci il culo, non favoriscono un atterraggio morbido. Si fanno e poi si spera che la rinuncia a cui siamo stati costretti non faccia troppo male.

E se è vero che l'amore, alla fine, trionfa sempre, il lieto fine, purtroppo, non esiste. Quasi mai.


giovedì 23 aprile 2015

La merdaviglia

Allora com'è andata questa laparoscopia?

Bene, doc. O male. Dipende dai punti di vista. Le tube ... erano tappate, tappatissime.

Ah!

Eh ...

Ma ... l'sterosalpingografia del settembre 2013 allora?

E' proprio quello che vorrei chiederle ... com'è possibile?

Silenzio

Silenzio

Silenzio

Lo guardo, mi guarda. La sua faccia è tonda, somiglia a un pomodoro, e che dita corte che hai, doc!.

La laparoscopia serve proprio a questo, in effetti. Scoprire anomalie che gli altri esami diagnostici non sono in grado di individuare. E poi le tube so' affarini delicati, possono ritapparsi ... certo in un anno e mezzo ... beh è strano

Lo dicevo io, sono un'aliena.

Controlliamo la tua riserva intanto. Vediamo quanti anni hanno le tue ovaie.

E' uscito fuori che sono ventisettenni arzille e piene di follicoli.

Sarebbe il caso di dirlo a tutti quelli che mi danno della vecia solo perché vado a letto presto e ho una cifra di capelli bianchi.

Io sono giovine dentro, signor giudice! Chiamo il doc. Sboaccio a testimoniare, che si metta tutto a verbale!

Non mi aspettavo una decisione diversa da quella che il capo dei capi delle passere ha preso anche se, sono onesta, speravo mi inseminasse subito, pure solo col pensiero tipo Marge Simpsons quando viene rapita dagli alieni.

Sei barra sette mesi di nuoto libero, poi i soldatini verranno prelevati, i miei ovi pure e faranno all'amore in vitro. Sotto gli occhi di tutti.

La data è gennaio 2016, che a me pare lontanissima e vicinissima.

Non l'ho presa bene.

Sarà che il ciclo, col suo solito tempismo di merda, è tornato 5 minuti prima dell'inizio della visita portandosi definitivamente dietro entusiasmo, speranze e voglia di vivere.

Sarà che lo stipendio non arrriva.

Sarà che la vita non è un film ma, certe volte, pare una di quelle sit-com ammeriggane in cui pare che tutto possa andare meravigliosamente bene e poi, all'improvvismo, smerda.

E così, a chi mi chiede come va, rispondo mentalmente: una merdaviglia, grazie!

mercoledì 22 aprile 2015

Di cuori infranti

L'ottmista non resterà mai piacevolmente sorpreso.

Il pessimista si rovinerà spesso l'umore senza apparente giustificazione.

Io, che saltello isterica da una condizione all'altra, morirò giovane.

Giovane e pazza.

Ho mollato l'osso. All'orizzone fanno capolino dolori purtroppo familiari che, come nuovoloni carichi, porteranno tempesta. Piuttosto che pensare a quanto sarebbe bello se oggi pomeriggio, durante la solita violazione della mia intimità, Sboccaccio dicesse una cosa tipo ma io vedo una camera gestazionale, due gambe, due braccia, persino le iridi! cerco di costruirmi muri di gomma intorno. Perché non voglio sentire niente. Manco il battito d'ali d'una farfalla. Potrebbe scarnificarmi persino quello e io non voglio finire in un museo, plastilinata come i corpi di Body Worlds.

Nel frattempo mi dedico a quel che, pare, mi riesca meglio nell'ultimo periodo. Telefono rosa per cuori infranti.

L'amico G., sister col pisello, ha inferto il colpo mortale alla sua storia con la piccola Giù, che m'ha chiamata stamattina col lacrimotto chiavi in mano e una buona dose di rabbia repressa.

Non me l'aspettavo.

La mia caduta del pero è una prova schiacciante di quanto sappiamo poco della vita di chi ci ronza intorno. Persino degli amici più cari.

Lui è insicuro. Sulla convivenza soprattutto. Io non posso aspettarlo per sempre. Gli ho dato tutto.

Gli hai hato troppo, Giù.

Difficile fare l'arbitro in queste situazioni. Difficile restare imparizali di fronte alla sofferenza. Così ho scelto da che parte stare, perché le proprie insicurezze non possono sempre ricadere sugli altri e perché chi ci resta accanto è una risorsa, non un ostacolo.

Visto che ho rinunciato, anche questo mese, all'idea della gravidanza sono passata all'osservazione ossessivo compulsiva del mio conto bancario, che si ostina a restare fermo dov'è, senza avanzare d'un centesimo. Tutto tace anche sul fronte rinnovo contrattuale. 

Inizio a chiedermi se questo lavoro non sia una colossale sola.

martedì 21 aprile 2015

Quotazioni

La situazione alle otto meno dieci si presenta grossomodo così:

ciclo non pervenuto

stipendio manco

Questi i possibili sviluppi:

domani mi arriva il ciclo e pure lo stipendio

domani non arriva ne l'uno ne l'altro

domani mi arriva il ciclo ma non lo stipendio

Triste constatazione: l'opzione tre è la più quotata.

Triste constatazione parte due: la mia vita è una merda.

Il tasteggio tette prosegue. Un tic nervoso, un riflesso incondizionato, una roba che nemmeno mi rendo più conto di fare. Me le ritrovo compresse tra i palmi mentre penso ad altro. Le persone debbono pensare che io sia davvero una tizia promiscua. Fortuna che il mo nuovo luogo di lavoro, per questioni di comodità e sopravvivenza, mi vieta tacchi, gonne corte e mise scomode ma accattivanti, sennò qualcuno potrebbe persino provarci. Magari proprio collega Enne, che secondo me una bottarella alle passere gliela darebbe volentieri.

Domani incontro Sboccaccio. Non sono affatto fiera delle mie intenzioni ma piuttosto determinata nell'imporgliele. Voglio la FIVET subito, che sei mesi così, ancora in bilico tra quello che non sono e quello che vorrei, ancora nelle mani della dea fortuna che sugli occhi nun c'ha du bende ma du' cataratte, non ce reggo proprio. Velostoaddì.

Ho appena appreso da fonti certe (sì, okkei era Google e allora? Le ricadute sono normali e poi io smetto quando voglio!) che lo stappaggio tube non è detto sia risolutivo perché al loro interno quelle piccole stronze c'hanno tante piccole ciglia che, a quanto pare, favoriscono il passaggio dell'ovo e del soldatino. Col mister muscolo sparato a cannone queste fragilissime cosine delicate potrebbero danneggiarsi e allora addio alle armi, ai soldati, agli incontri amorosi. Addio ai miei sogni.

Indosso spesso panni che non m'apparteranno probabilmente mai. Quelli di chi, ignaro della propria fortuna, si gode la normalità. Qualche tentativo, qualche giorno di ritardo, un test positivo, l'annuncio, la gioia. Mi fermo, incuriosita, a pensare chissà cosa si prova, chissà che sapore ha la felicità.

lunedì 20 aprile 2015

Confessioni imbarazzanti e amare consapevolezze

No. Non mi sono messa a saltellare in ascensore alle otto meno tre per testare il livello di tensione mammaria a un giorno esatto dalla data presunta ciclo.

Chiunque venga a dirvi il contrario è uno sporco menzognero.

Sarò salva fin quando non installeranno telecamere di sicurezza. Nell'assoluto riserbo concessomi da quelle quattro pareti d'acciaio potrò fare tutti i saltelli che voglio a partire dal 13 p.o..

Soddifazioni dell'infertile.

Cosa avevo detto riguardo la speranza? Ecco. Del resto sono abbastanza coerente quando mi do dell'incoerente.

Se pensate che tra un saltello l'altro io abbia toccato il fondo vi sbagliate.

Forse l'ho fatto quando, alla costante ricerca di segnali divini, mi sono depressa nel constatare che la semina del nostro prato non aveva dato frutti per poi farmi prendere da immotivato ottimismo alla vista di pochi, fragili e mal distribuiti steli d'erba.

Sbalzi umorali dell'infertile.

Continuo ad essere gelosa come Giovanna la pazza quando vedo altrui panze sbocciare al sol dell'avvenir.

Faccio pure di peggio, a dirla tutta.

Per esempio mi è capitato di pensare che una madre che dice una cosa tipo non voglio che mio figlio senta la parola "omosessuale", non voglio pensi sia una cosa normale i figli non se li merita perché sta crecendo un mostro omofobo e io, questo, non lo farei mai.

Superbie dell'infertile.

Il mio nuovo approccio zen consapevole, a metà tra raziocinio e fatalismo, funzionerebbe piuttosto bene se non fosse stato preceduto da manie di controllo ossessivo compulsive che per anni mi hanno spinto a infruttuose ricerche su Google alla ricerca di fantasintomi. Così, per quanto io sia devota alla mia nuova e più salubre visione della vita ho ancora stampati in mente tutti i disturbi della neogravida come stanchezza, sonno, nausea, stitichezza.

Non ne ho manco uno. Non sono incinta.

Consapevolezze (amare) dell'infertile.    

giovedì 16 aprile 2015

La tigre che c'è in te

In questo lavoro bisogna tirar fuori le unghie o un po' di sana gnuranza paesana. Dote che, a quanto pare, il mio precedessore marsicano possedeva a iosa, come tutti gli abruzzesi caparbi e spontanei.

Il punto è che sotto la corazza di ironia tagliente si nasconde ancora quella ragazza timidina che ha fatto del sorriso, dell'umiltà, dei per favore, grazie, prego, mi scusi, ci mancherebbe il suo personalissimo lasciapassare per il mondo.

Responsabilità materna, senza dubbio. Mina è infatti convinta che si catturino molte più mosche col miele che con l'aceto. E' anche vero, però, che Mina è vissuta in un periodo storico dove la cortesia non veniva interpretata come segno di debolezza. Almeno credo.

Da queste parti, invece, pare proprio che la disponibilità venga associata alla sudditanza.

Capirete che una testa coronata questo non se lo può permettere.

Collega Enne, che ha una storia personale tormentata, mi ha confessato che proprio il suo trascorso le ha dato la carica per dire e fare tutto quello che desiderava, filtrando gli insulti, certo, ma non permettendo a nessuno di scavalcarla o trarre profitto dalla sua professionalità e disponibilità.

Ho deciso che proverò a seguire il suo esempio, un passo alla volta.

Meno sorrisi, più vaffanculi per tutti.

A picco

Tette. Maledette tette. Sono passate dallo stato arancia rossa siciliana a quello di susina matura da un giorno all'altro. Senza manco avvisare. Again.

Per non parlare del progesterone. Colato a picco nel tumultuoso mare del mio organismo nella notte a cavallo tra martedì e mercoledì. Amici e parenti tutti posero.

Di sicuro quella che l'ha presa peggio sono stata io, che me la sono pianta per una buona mezz'ora sulla spalla di un marito reso momentaneamente orbo dall'operazione per la correzione della miopia.

Cechi, struppi e desolati.

La speranza, sapete, è un sentimento tutt'altro che nobile. Ti seduce, ti spinge ad ancorarti ad argomentazioni labili su basi traballanti e poi ti lascia sola col tuo dolore, col rimorso per averci creduto troppo.

La speranza m'ha quasi spinto a googolare cose tipo tette mosce eppure incinta poi niente, mi sono ricordata d'avere un cervello. E pure che su internet mi sono beccata cancri, malattie neurodegenerative e autoimmuni nonché laparoscopie finite tragicamente. Colpa dell'indicizzazione, m'hanno detto. Fatta a cazdercan, aggiungo io dall'alto della mia oramai pluriennale esperienza da (quasi) informatica ben informata.

Arresa all'evidenza della tetta spompa, dell'utero ballerino, del brufolotto sul mento, delle sessioni depressive a intervalli di cinque e dell'insolità motilità intestinale ho deciso di chiamare Sbocaccio. Non che ne sentissi il bisogno ma data presunta ciclo combacia a data fissata visita. Quindi credevo di dover rimandare.

E invece no.

Se ti devo visitare ti visito lo stesso, anzi, il ciclo è la condizione ideale!

La condizione ideale.

Cioè, che schifo.

lunedì 13 aprile 2015

Settimane appassionate

Al mio prossimo bagno de sangue mancano nove giorni, forse meno, dubito più. Tette tese, buon umore altalenante, più che up che down, foruncolo sul mento, preamboli di contrazioni uterine. Tutto come sempre. Non una piega, un segnale divino, una vincita a lotto.

Ho sempre pensato che se fossi mai rimasta inc... ehm, quella cosa la, me ne sarei accorta. Da subito. Tipo rivelazione mariana. Tipo l'arcangelo Gabriele sulla testiera del letto che ti sveglia con uno squillo di tromba, ti da il cinque e ti dice una cosa tipo gliavemo fatta, jo!

Che le mie assurde masturbazioni cerebrali siano o no prive di senso poco importa perché tanto io non ci voglio credere. Cedere alla lusinghe dell'ottimismo e dell'illusione che ne è figlia è semplice. Così io schivo i bei pensieri cercando, nel contempo, di non farmi neppure inghiottire da quelli cattivi.

So come andrà a finire pure stavolta. Perché so di non sapere e so che se fosse saprei. Questa non l'avete capita, vi chiamo Sciattaman.

Il cruccio è che sì, non mi aspetto grandi cose, ma sono ancora deboluccia per affrontare questa nuova delusione. Quindi niente, mi cago addosso. Mi faccio paura. Temo la mia reazione, temo il baratro le cui pareti e il cui fondo conosco piuttosto bene.

Intanto ieri notte il picco d'estrogeni m'ha regalato palpitazioni, respiro corto, sogni hot. Mi piacerebbe raggiungere il livello di disinibizione che la mia materia grigia mi concede di sperimentare quando dormo. Dev'essere una cosa divertente.

A rendere complessa questa settimana basterebbe la PMS. Se ci mettete che mio marito domani dovrà operarsi per eliminare la sua miopia e sperimentare le giuoie dei dieci decimi chiudendo definitivamente (almeno così si spera) la sua esperienza talpica e se ci mettete che io dovrò barcamenarmi tra lavoro, bestie, faccende domestiche e assistenza al guercio capirete perché vorrei tanto, ma proprio tanto, affondare il viso su un guanciale morbido e dormire fino a sabato prossimo.

Sono in ritardo sulla settimana di passione, persino su quella ortodossa.


giovedì 9 aprile 2015

Creepy life

A pasquetta siamo andati a vedere una mostra sull'anatomia umana, questa. C'erano corpi, donati alla scienza, imbalsamati e messi in posa tramite una tecnica che si chiama plastinazione. Un tantino creepy, I know ma interessante. Nelle teche di vetro erano esposti organi (ricordiamolo: veri!) affetti da varie patologie messi a confronto con altri sani. In pratica l'eldorado dell'ipocondriaco. Io e l'USI abbiamo capito che moriremo giovani perché il segreto, non nuovo in realtà, di una vita sana e longeva è l'equilibrio, lo sport e l'alimentazione bilanciata. Alla luce di questa nuova scoperta, dopo la mostra, siamo andati da Chipstar per un cartone formato famiglia di patatine fritte nell'olio del motore, vecchio di qualche anno. Col ketchup sopra.

Mio nipote dopo avermi dato della cicciona coredezia mi ha fatto un ritratto. Pare io abbia la faccia a palla e capelli di mille colori. Poteva andarmi peggio. Poteva chessò disegnare un elefante. O una mongolfiera. O Valeria Marini.

Tornare a lavoro dopo la minipausa pasquale è stato avvilente, soprattutto perché avevo quasi 38 di febbre. Non capisco se sia estremo senso del dovere, avarizia, stupidità o quel solito disagio che affligge le (non più) nuove generazioni colpite da contratti fuffa con scadenze trimestrali, zero tutele e se t'ammali t'attacchi al tram. A tal proposito ieri la mia responsabile mi ha fatto sapere che mi rinnoveranno. Per altri tre mesi. Con lo stesso co.co.pro. Grazie Renzi, perché col tuo JobsAct non è cambiato un cazzo.

L'influenza m'ha scombinato i piani. La sera sono troppo stanca per modellare il culo sulla cyclette, troppo demotivata per ripassare l'inglese. Riesco a malapena a seguire Grey's Anatomy in lingua originale coi sottotitoli. Poi mi addormento e maledico il trillo irriverente della sveglia all'alba e quelli che scrivono buongiorno mondo! su Fb.

lunedì 6 aprile 2015

Cento galli a cantar

L'amor che move il sole e l'altre stelle, questo nobile sentimento, forza motrice della rotazione della terra sul suo asse inclinato, fa ruotare pure i maroni. A tressesanta.

E' così invasivo, superbo e permeante che non si accontenta di sconvolgere solo la vita degli amanti, ma pure quella di chi gli vive intorno.

Questa mattina io e l'USI, che pur qualche problemino l'abbiamo avuto e l'abbiamo ancora, ci siamo dedicati a psicanalizzare E., suo migliore amico e testimone di nozze. Un uomo distrutto da un amore impossibile per una donna che, a suo dire, ricambia ma non ha, forse, forze e coraggio a sufficienza per sconvolgere la sua vita di cristallo costruita attorno all'idea di perfezione apparente. Con un altro. Da dieci anni.

E., intrappolato nella scomoda posizione di clandestino, reclama indietro le energie che lei, manipolatrice di sentimenti, gli avrebbe sottratto.

Lei, sconvolta, confusa e infelice chiede tempo, svaga, vuole comprensione, si scopre fragile, piccola, sola. Ma non molla il povero Gì, ignaro e, quindi, ancora sereno.

Ci vorrebbe l'azzeccagarbugli manzoniano ma noi, che non abbiamo capponi da portare in offerta a sedicenti maghi precursori della psicanalisi, ci siamo limitati a dar buoni consigli. Senza cadere nel facile qualunquismo. O almeno così ci è parso.

Certo, sentire Cenerentola innamorata di Masini, canzone che, secondo E., rispecchia fedelmente il complicato rapporto amoroso in questione, non è stato semplice. Mio marito, per esempio, ha fatto notare che Bella stronza oltre ad essere più famosa sarebbe stata pure più adatta. Io mi sono limitata a dire che non è vera emergenza fino a che non si tira in ballo Massimo Ranieri. Senza essere ubriachi.

Siccome in questi casi l'amante disilluso non si accontenta di due soli pareri ma pretende un campione rappresentativo di opinioni di cui, ovviamente, si farà beffa non appena l'amato posterà una nuova foto su qualche social sapientemente stalkerato, E. ha coinvolto nella discussione terze, quarte, quinte persone.

Perché condividere è importante, si sa.

Dalle mie parti, dove la saggezza popolare batte sul campo le citazioni colte di personaggi noti, si dice che cento galli a cantar non fan mai giorno.

E infatti nessuna luce è venuta fuori da questa strana seduta comune di psicanalisi dove tutti l'hanno sparata grossa.

Come ti fidi di una che ha tradito. Chi tradisce una volta, tradisce sempre.

Ti presento un'amica mia, chiodo scaccia chiodo.

Ma ci stai andando dallo psicologo? E lei? A me pare matta.

Il vero problema è la monogamia. 

Se è lecito tirare in ballo canzoni di glorie passate o meteore musicali io credo che Marco Corradini c'avesse la sua buona dose di ragione nel dire che non esistono leggi in amore. Ogni storia è diversa, inimitabile. Ogni storia dovrebbe sottrarsi al giudizio di chi non ci sta dentro, di chi non la vive, non la soffre, non ne gioisce.

Che, in fondo, è un po' come ammettere che nessuno, dell'amore, ci capisce un cazzo.