venerdì 25 marzo 2016

Compartimenti stagni

L'ho rifatto.

Perché sono una fedigrafa digitale,
perché credo che ogni momento debba avere un suo spazio,
perché, magari, c'è pure chi non è interessato alla mia attività ovarica e alla smania riproduttrice,
perché, soprattutto, ne avevo bisogno.

Non scriverò nulla del percorso che sto per intraprendere, non qui.

L'indirizzo del blog che ho deciso di dedicare solo a quel racconto è pubblico ma non lo scriverò.

Se vorrete potrete chiedermelo per mail, sempre la stessa: diariodiunaprincess@gmail.com 

Ho dovuto rispondere al bisogno di scriverci su ma devo anche assecondare la necessità di proteggermi.

Continuerò a scrivere qui. Perché ho una vita aldilà della FIVET anche se, come comprensibile, per un po' questa esperienza assorbirà tutto.

Come sempre vi amo,
vostra Princess

martedì 15 marzo 2016

Il raziocinio del caso

Nel disperato tentativo di incasellare nelle fitte trame della ragione l'irrazionalità sbeffeggiante del caso, cresciamo con la convizione che tutto accada per un motivo, tutto a suo tempo.

Io non ci ho mai creduto.

Sono profondamente insicura, lo sono da sempre. E questa immensa falla del mio io mi spinge spesso, anche inconsapevolmente, a cercare l'adulazione degli altri. Poco importa se gli altri sono piccoli, stolti, limitati. Importa solo che si sentano sicuri. La sicurezza da loro un vantaggio. Allo stesso tempo, però, sono tremendamente cocciuta. E superba. Così superba da farmi possedere completamente dalle mie convizioni per rendermi conto solo dopo molto tempo, molte sofferenze e una sterminata quantità di prove, che erano totalmente inesatte.

Riflettevo oggi, per esempio, su quanto tempo, ultimamente, mi sia trovata a passare in compagnia dei camici bianchi. Non solo quelli deputati alla mia riproduzione. Ho incontrato oncologi che mi hanno parlato dell'immunoterapia come nuova frontiera nella cura per il cancro, esperti di malattie rare, medici del lavoro.

Lei aveva un viso anonimo che con buona probabilità dimenticherò in fretta. E' stata molto dolce e troppo meticolosa. Ha avuto qualcosa da ridire sulla mia colonna vertebrale, non perfettamente allineata. Ha scritto sul referto che ho una lieve lordosi, che col tempo potrebbe peggiorare e che consiglia il nuoto. Ci ha aggiunto che i miei occhi sono perfetti, giusto un po' stanchi e mi ha raccomandato di passare meno ore al pc. Se non lavorassi sul web, certo, funzionerebbe meglio.

Ho concluso la seconda visita aziendale della mia vita in vergognoso ritardo, con Capetta che mi attendeva ansiosa di finire il suo turno prolungato e scappare da sua figlia.

Se mi fossi ritrovata circondata da altrettanti medici, se avessi dovuto affrontare spauracchi come visite, referti, convegni sul cancro anche solo un anno e mezzo fa, probabilmente oggi sarei rinchiusa in una stanza bianca con le pareti imbottite e la videosorveglianza h24.

Ma tutto, pare, accade per una ragione. Tutto a suo tempo. Ogni cosa insegna e più la lezione è dura più il risultato sarà soprendente.

Io, per esempio, sono stupita di me stessa. Perché l'ipocondria c'è sempre, nascosta sotto uno strato di nuove consapevolezze e di una rinnovata sicurezza, pronta a saltar fuori quando mi fa male un ginocchio, a prendersi gioco della mia intelligenza quando confondo un bernoccolo con un linfonodo, la PMS col disturbo bipolare. Ma non governa più le mie giornate. Finalmente piene, finalmente libere, finalmente MIE. Mie soltanto.

Forse mi sbagliavo, insomma. Forse pure le cadute servono. Così come le attese, gli errori, i fallimenti. Forse non è solo una storiella che amiamo raccontare a noi stessi per coprire le nostre negligenze.

Perchè un anno fa non avrei trovato divertente Sboccaccio che al telefono, dopo che gli avevo chiesto lumi sull'assenza del piano terapeutico propedeutico, a detta di Negnente (il mio medico di base, per i più smemorati), alla prescrizione di un farmaco, mi ha risposto così:

Il piano terapeutico per quel farmaco serve solo nel caso di cancro alla prostata

Per carità dotto', non lo nomini neppure

Che te frega, tu manco ce l'hai la prostata!

mercoledì 9 marzo 2016

Right here, right now

Strana, l'attesa.

Dilata il tempo, snerva, confonde e poi quando non c'è più, manca.

Cazzo, manca.

Ci avreste mai pensato? Io no, affatto. Perché sono una decisionista, una che prende il toro per il culo, oltre che per le corna, una che non ama sguazzare nel mare infinto di possibilità. Meglio la certezza, la terraferma, il pragmatismo.

Noi romani, sapete, ci prendiamo poco sul serio. Prendete gli insulti, per esempio. Ne facciamo uso e abuso ma, quasi mai, con l'intento di offendere. Mortacci tua è un intercalare, stronzo può persino essere un attestato di stima, un sinonimo poco elegante di scaltro, furbo. 

A me gli stronzi piacciono.

Sboccaccio rientra nella categoria.

Semo dimagriti eh? Ha esordito stamane, in tono canzonatorio.

Mortacci tua dotto', sì. Ma vojo 'a carbonara. La vojo mo', portamela!

No, non ho parlato. Nutro sempre un reverenziale rispetto per l'uomo che preleverà i miei ovociti. Ma l'ho pensato, avoja se l'ho pensato.

Cosa mi aspettavo? Una contrattazione. Pillole e dieta per un altro mese, magari due. Però poi abbasta. Lanciamo 'sto dado, passiamo il Rubicone, facciamo qualcosa.

Ero lì, seduta, solo in apparenza rilassata. Covavo lava, sul piede di guerra.

E lui ha contrattaccato, mi ha colto di sopresa, mi ha disarmata.

Cominciamo. Ultimo ciclo?

C... co... come adesso, cioè... 'sto mese?

Ultimo ciclo

25, 26 'spe dotto' c'ho la App!

Il ventunesimo giorno è il 17. Se sei scaramantica facciamo il 18. Inizi con due pasticche al dì, continuando la terapia per l'iperinsulinemia. Al ciclo chiama. Ora facciamo un controllo ecografico.

Di preciso non lo so quanto c'ho messo ad alzarmi dalla sedia. A smutandarmi di sicuro poco.

Ottimo!

Le mie ovaie, chissà perché, suscitano sempre smisurata ammirazione.

Sei piena come 'n ovo!

Forse non si sarebbe offeso, a ben pensarci, per un mortacci tua.

Devo ripetere gli esami infettivi, l'emocromo, fare un ECG. Di fretta. Senza pensarci, senza aspettare.  Di punto in bianco, senza scuse.

E non lo so se quello che sento di chiama paura ma, all'improvviso, non ho più certezze. All'improvviso mi manca l'attesa, l'incerto, il mare di possibilità. 

lunedì 7 marzo 2016

Costanti e costanza

Lui aveva occhiali spessi di vetro scuro e il fascino colto della saggezza. A lui devo gran parte di quel che riesco a far passare di me, quando scrivo. Mi ha insegnato a scavalcare i muri della retorica, ad oltrepassare quelli della fantasia senza, però, l'esigenza di dover inventare. Ho scritto, grazie a lui, roba mia. Non solo e non più roba a modo mio. 

Sotto stress - soleva dire - dai il tuo meglio.

Come se la polvere di fata ce l'avessi in fondo al mio barile esperenziale e iniziasse a diffondere la sua luccicanza quando eccitazione, paura, gioia, rabbia, disperazione e, alla fine, stanchezza, le lasciano quel poco di spazio che resta.

Sarà per questo - pensavo stamattina - che per scrivere bene ho bisogno di essere stanca. Funziona qualsiasi tipo di stanchezza, fisica o emotiva.

Lui è stato il mio professore di lettere per due anni, quarto e quinto liceo.

Chissà se la sua opinione di me cambierebbe se mi rivedesse, adesso che non sono più quella ragazzina idealista, emotiva e così superba da essere convinta di poter ottenere tutto con il minimo sforzo.

In ogni caso continuo a dare il meglio di me quando i solchi sotto gli occhi si fanno più evidenti. In pratica, ora, sono un genio mancato.

Un po' di superbia, ad essere onesta, deve essermi rimasta appiccicata addosso, nonostante le lezioni di vita e questi anni durissimi. Non fosse così non avrei mai potuto pensare di riuscire a fare tutto, analisi, corsi di formazione, lavoro, viaggi, senza che il mio fisico ne risentisse.

Giovedì ho ripetuto la curva insulinemica. Il valore a 60 e 120 minuti si è trimezzato ma è ancora sopra la soglia di tolleranza. So quel che significa in termini medici: la cura sta funzionando, bisogna continuare. Non so cosa aspettarmi in temini riproduttivi. E' sufficiente? Dovrò aspettare ancora? Quanto? Il valore è ancora così alto da rendere concreto il rischio di mandare in pappa la stimolazione?

Mentre vengo corrosa dai dubbi continua senza intoppi la mia storia d'amore con la pedana Wii. Venerdì scorso ci siamo volute così bene da siglare un patto: un altro kilo, solo uno e poi me sparo una crema de scampi che vojo mori' sopra. 

Che sia o meno una diretta conseguenza dell'insulina ai minimi storici non è dato saperlo, fattostà che sto ovulando in discreto anticipo rispetto alla solita tabella di marcia. Il che sarebbe pure una bella notizia se la materia prima non fosse confinata tra i sassi di una città per me irraggiungibile prima del prossimo week end, quando, ovviamente, sarà troppo tardi.

Il cambiamento è l'unica costante, si sa. Così oltre a un giro vita extra small e a due zigomi mai così evidenti, ho anche un cellulare nuovo. Il Nokia ha tirato le cuoia proprio nel giorno delle analisi. L'ho sostituito al volo con un Samsung dalla sigla sconosciuta, solo una parola è stata in grado di farmi passare il rodimento di chiùl: android.

Siccome sono cresciuta a pane e Via col vento ho deciso di chiudere la cosa con un gesto scenografico (che devo aver visto in qualche fiction di bassa lega) e ho gettato il vecchio smartphone nel Tevere. E' durato un attimo, ha fatto pluf ed è sparito, per sempre.

Vorrei funzionasse così anche coi cattivi pensieri.

Pluf! E non ci sono più.

giovedì 25 febbraio 2016

E la luna bussò

Sono figlia unica di genitori atipici. Sono abituata a stare sola. Soprattutto, sono abituata a cavarmela da sola.

Chiedo raramente aiuto, raramente mi fido. Non è orgoglio ne superbia. É imbarazzo o, se la volete fare facile, mancanza di abitudine.

Ho demolito e ricostruito da sola la mia identità. Ho lottato contro i miei demoni, accettato le mie diversità.

Ho imparato a bastarmi e l'ho fatto così bene da essere diventata gelosa del mio tempo, così intimo e sacro.

Sono sempre stata sola ma non ho mai sofferto di solitudine. Fino a martedì sera. Con la PMS, un letto vuoto e nessuno da chiamare.

Poi l'ho vista. Tonda, luminosa e sola, come me. S'è ritagliata uno spazio tra le pieghe della tenda bianca della camera da letto.

Ci siamo fatte compagnia.

Così mi sono ricordata che siamo tutti soli e che proprio per questo, in fondo, non lo siamo mai.

sabato 20 febbraio 2016

Dire, fare, stancare

La doverosa premessa é che scrivere un post dal pollice e mezzo di uno Smartphone il cui appellativo é solo una pretesa, seduta a gambe incrociate su una sedia di metallo, imprigionata in un non luogo antropologico dopo essere passata per bus, metro B, Leonardo Express, aeroporto e altra stazione é difficile. Assai.

Vogliate quindi perdonare le imprecazioni sospirate e l'eccesso di toni polemici.

Sono a Bari. Bér per i pugliesi. Ma la terra dei taralli, dei trulli e della pizzicarella non é la mia destinazione finale. Sto aspettando un fantomatico treno che dovrebbe portarmi nella città dei sassi, dove l'USI alloggia stabilmente da due settimane.

Non vi parlerò della sveglia all'alba, ne dell'espressione contrariata di quell'hostess bellissima, algidissima e acidissima quando ha visto la mole del mio bagaglio a mano perché, in fondo, é capitato a tutte di farsi il bidet col bicarbonato almeno una volta nella vita.

Potrei dirvi del lavoro degli ultimi giorni. Stimolante, coinvolgente e tanto. Tanto. Tanto. Oppure del corso di formazione professionale su malattie rare e media, magari rivolto a un giornalismo mini settoriale e poco adatto a una malata immaginaria, ma interessantissimo.

Forse questa sarebbe una buona occasione per confessarvi il primo sgarro alla dieta, durante un buffet luculliano come lu demogno tentatore. Se rinuncio alla Nutella non posso pure privarmi dei tramezzini. Sono una donna non sono una santa.

Dovrei, magari, recensirvi la Shapewear che nasconde i difetti, comprime la ciccia e gli organi interni, garantisce, sempre a patto che non respiriate, una perfetta postura. O, meglio, gioire con voi per l'acquisto a prezzo stracciato di un paio di pantaloni presi dal List di via Frattina.

Ma sono stanca. Così stanca che ieri pensavo fosse oggi e mi sono svegliata di soprassalto, fissando la sveglia che segnava le 7, col panico di chi sa che potrà perdere un aereo. Ho così rinunciato a depilazione, shampoo e manicure e in procinto di elemosinare un passaggio, quando finalmente mi sono riconnessa al flusso spazio-temporale ed ho realizzato che era solo venerdì, mi sono messa a ridere. Da sola.

Poi sono tornata a dormire perché ve l'ho detto, sono stanca.

martedì 16 febbraio 2016

Sotto il vestito, la Shapewear

Non ne conosco il motivo ed ho eroicamente resistito alla tentazione di interpellare Dr. Google ma da quando sono diventata la pia donna devota all'ascetismo alimentare pago molto di più, in termini di malessere fisico, qualsiasi sgarro alla dieta.

Per esempio due sere fa avevo proteine per cena. Ho scelto il crudo sgrassato sostituendo al pane integrale una piadina. E alla mela un quadratino di cioccolato fondente. Ero convinta che l'ora di sport mi avesse concesso l'immunità. Carlo Cracco non può fottermi!

Alle 4 e 25 mi sono svegliata in preda ad incubi la prima serie di Fargo in loop non si digerisce facilmente, sapete, sudorazione e autocombustione.

Per domare le fiamme che avviluppavano il mio stomaco, l'esofago, la gola, le viscere non ho potuto far altro che arrendermi ed abbracciare la tazza. In ginocchio. Con lo scaldino a palla dritto sulla faccia. Perché io valgo.

Il giorno dopo in acensore la Ma' mi ha consigliato il cioccolato senza zucchero, burro, cacao. Volevo risponderle magnatelo te ma temevo ripercussioni, così ho sorriso e mentendo sapendo di mentire ho solo annuito e detto sicuramente lo proverò, sicuramente.

Negli ultimi 9 giorni ho perso 4 etti. Mamma Mina mi ha incoraggiato ad essere fiera del risultato. Ma da tre dicotre! domeniche senza fettuccine e pastarelle io mi aspettavo qualcosina in più. Niente di impegnativo, dopotutto, solo svegliarmi Valeria Mazza. Però bruna. Che ci tengo al mio colore di capelli.

Siccome le fissazioni sono peggio delle malattie ho iniziato a valutare l'acquisto di una Shapewear. Pare una cosa fighissima in realtà è la rivisitazione duepuntozero della vecchia cara pancera. Quello stesso terribile indumento intimo che le vostre madri esibivano con orgoglio e senza pudore nei meravigliosi '80 e che ha concesso loro di mascherare slabbramenti post gravidici e grandi abbuffate domenicali post boom economico.

Ecco la prescelta:

Rigorosamente color carne perché se una cosa fa cagare, fa cagare. Inutile cercare di renderla socialmente accettabile colorandola di nero.

Ho scritto alle Sisters chiedendo se a loro parere necessiti dell'arnese che, per esempio, potrebbe aiutarmi a vivere, anzichè cercare di non respirare, quando indosso un tubino.

Tu necessiti di un analista, bravo. Hanno risposto.

venerdì 12 febbraio 2016

Cancelletto più sei effe

Ieri collega Enne mi ha fatto gentilmente notare che il mio incarnato, già tendente al bianco purissimo tipo cancelletto sfilza di effe, per dirla alla nerd, era ancora più bianco. In pratica lo spot vivente della Dash. E meno male che non mi hanno invitata a SanRemo che la Meloni già stava pronta con gli hashtag #mammarai #ancorapubblicitàocculta. Sarebbe stato imbarazzante.

In ogni caso anziché fornirle la risposta standard è perchè so nobile ho semplicemente e spontaneamente detto è perché non magno. Dura verità, adorati sudditi.

Prendiamo ad esempio la giornata di ieri. Caffè con Dietor e aspartame, Buondì al cioccolato (boni, state boni. La colazione è l'unico momento dolce della giornata gentilmente concessomi da Sboccaccio), zucchine lesse, mezza Philadelphia light, quattro barra cinque fette di cotto sgrassato e una fetta e mezzo di pane integrale. E basta. Cioè, nient'altro. Capite? Niente.

Il vero dramma, però, è che allo sprint iniziale, durante il quale ho perso quasi due kg in poco più di due settimane, s'è sostituito il classico stallo. Da una settimana combatto con la disillussione che mi coglie ogni volta che salgo sulla bilancia, spero che la seconda cifra dopo il 5 sia cambiata e mi deprimo constatando che quella manciata di etti che mi separano dall'obiettivo sono ancora tutti lì, mi fissano beffardi come a dire noi qui non ce ne andiamo, stiamo così bene sulle tue chiappe.
 
Ma non mi arrendo. Io no, io giammai. Pannella è il mio pastore, paura io non ho. Sono disposta a barattare il fisico di Kate Moss solo con con una panza doppiaicselle. Abitata, ovvio.

mercoledì 10 febbraio 2016

Walter White fa dimagrire

Ieri ero spenta. Così spenta che Collega Enne ha avuto la premura di mandarmi un messaggio dopo il lavoro per sincerarsi delle mie condizioni psicofisiche.

Sto bene - ho risposto - sono solo molto stanca e molto sola.

Che non è star bene, a pensarci.

Sì perché l'USI è partito. Ad accoglierlo per un mese e mezzo sarà stavolta una regione dimenticata, con due nomi e una reputazione solo recentemente balzata agli onori della cronaca: la Basilicata o Lucania, as you wish. E come sovente accade con le sue trasferte la difficoltà non è solo visiva, la distanza non è solo fisica perché anche una conversazione telefonica può spesso rivelarsi difficoltosa, ballerina. Persino, nel peggiore dei casi, solo potenziale.

Ieri, per esempio, è riuscito a chiamarmi solo intorno alle 23 e 30. Inutile dire che con la sveglia impostata all'ora del gallo, la vibrazione del Nokia ha interrotto il mio sonno, iniziato più di un'ora prima. Cosa abbia farfugliato con lo smartphone attaccato all'orecchio e il cervello sconnesso manco me lo ricordo. Solo poco fa siamo riusciti a raggiungere un accordo sul come e quando io debba scendere per andare a trovarlo.

Non piagnucolo per questo, non l'ho fatto mai, non inzio ora. Dopotutto un letto a due piazze con un solo cuscino ha i suoi indiscutibili vantaggi e il quattro de spade assicura, tra le altre cose, anche una completa copertura della superficie epidermica, evitandomi in sostanza di dormire col culo scoperto.

Ma a livello incoscio soffro, sudditi.

Ne è dimostrazione lampante la mia insolita iperattività onirica, responsabile di terribili incubi.

Per esempio ieri notte sono stata rapita dal Walter White di Breaking Bad che m'ha torturato senza apparente motivo con frustate sui polpacci. Voglio dire, sui polpacci. Quale significato recondito celano i polpacci?

Come se non bastasse mi sono svegliata tre volte, col terrore che la sveglia non avesse suonato. L'ultima ora più che di sonno è stata di passione.

Forse, però, è solo la carenza di zuccheri che manda in pappa i neuroni del turno di notte. In ogni caso il meno due sulla bilancia è un buon compromesso. E quindi gnente, mesa che me tengo quel sadico de Walter White.  

martedì 9 febbraio 2016

Tutto quello che so sull'amore

Dell'amore so molto.

Ne conosco la forma. E' una sfera perfetta che scivola sulle superfici, ruota intorno alle cose, mette in moto ingranaggi e stimola energie.

Ne intuisco il colore che muta col vento. Rosso passione, rosa confetto, verde speranza o blu notte.

Conosco la forza della sua determinazione. E del coraggio. E il suo lato oscuro, intimo e perverso. L'amore malato che sfrutta se stesso per riempire le voragini dell'anima sola. L'amore ossessivo che erge l'amato a oggetto di culto, cieco come la fede. L'amore simbiotico e dipendente, quello gioioso e puro. L'amore superficiale e bambino, quello immaturo.

Dell'amore indovino le gesta. Eroiche e pazze. Irrazionali, programmate, irragionevoli.

Ne scorgo la postura sinuosa, i sorrisi e le mani. I balletti, i giochi, gli equilbri.

Dell'amore so poco.

Mi sfugge la logica che non dovrebbe apparire. La spontaneità mancata, l'abitudine grigia, le parole forzate.

Non so dell'inizio, del mistero della scintilla, del processo dell'attrazione, della chimica.

Non conosco la differenza tra fare del bene in suo nome e farsi del bene grazie al suo nome.

Soprattutto, dell'amore mi manca il motivo.

Ed è per questo che, forse, dell'amore, in realtà, non so nulla.

Che sia l'amore tutto ciò che esiste
E' ciò che noi sappiamo dell'amore
E può bastar eche il suo peso sia
Uguale al solco che lascia nel cuore

 Emily Dickinson

lunedì 8 febbraio 2016

Murphy e l'ibrido che non t'aspetti

Ieri intorno a mezzanotte mi ha whatsappato l'amico G., in procinto di partire per le terre calabre. Aveva bisogno di qualcuno che gli riportasse a casa la macchina dalla stazione. Io, che non sono mai stata un'amante della guida e che dopo l'incidente guardo con sdegno misto a timore reverenziale le quattro ruote, ho appena avuto il tempo di formulare quelle quattro o cinque improponibili scuse che mi sarebbero valse la cancellazione dalle sue amicizie Fb, solo per cominciare. Poi ho detto okkei, se proprio non trovi nessun altro.

La stazione era in realtà piazzale Aldo Moro, davanti l'università. Così mentre lui con due borsoni al seguito raggiungeva due studentesse imberbi io mi avventuravo su un 492 semivuoto, unico modo da quella posizione per raggiungere il lavoro in tempo.

La Yaris di G. è ibrida e lui m'ha lasciato con la promessa di aver disattivato un qual certo bottone che fa scattare un qual certo allarme quando il gas sta per finire e di aver impostato l'opzione solo benzina.

A turno finito dopo aver percorso a ritroso il lunghissimo tratto di strada, stavolta sul 71, mi sono messa al volante, giusto un po' timorosa e scettica riguardo la reale necessità di dimostrarmi così disponibile.

Tentata dalla scatola di latta delle liquirizie Rossano e ringalluzzita all'idea che quella micragnosa dose di zucchero avrebbe potuto aiutarmi nella titanica impresa ho aperto la confezione. E dentro c'ho trovato un Durex.

Come inizio niente male, mi son detta.

Il tempo di congratularmi con me stessa per aver agevolmente ritrovato la strada di casa che quell'infernale allarme, guarda un po', s'è messo a strillare.

tintintintintintin tiiiiin tintintintintintin tiiiiin

pronto G!? Guarda che qua 'sto coso strilla

tintintintintintin tiiiiin tintintintintintin tiiiiin

Mi sono dimenticato di disattivarlo, devi spingere tu il bottone

tintintintintintin tiiiiin tintintintintintin tiiiiin

Dove, come, quando? Perché ti ho detto sì?

tintintintintintin tiiiiin tintintintintintin tiiiiin

Tranquilla, sta sotto pftu pftu pftu lecce

tintintintintintin tiiiiin tintintintintintin tiiiiin

Cosa diavolo dici? 

tintintintintintin tiiiiin 
tintintintintintin tiiiiin

lecce, lecce! pftu pftu pftu

tintintintintintin tiiiiin tintintintintintin tiiiiin

La legge di Murphy. Tutto quel che può succedere accadrà.

La linea è caduta ed io ho iniziato a chiedermi quale sorta di bottone potesse mai trovarsi sotto Lecce e se fosse proprio quello il momento indicato perché quell'idiota di G. si mettesse a farmi gli indovinelli.

Poco prima del casello, coi timpani in sciopero bianco, l'illuminazione.

Frecce! Frecce! Sta sotto la leva delle frecce!

Ma se Murphy è così famoso ci dev'essere un motivo.

Presa dall'entusiasmo per aver scongiurato la crisi e in preda alla forza dell'abitudine ho preso la corsia per i Telepass, aggeggio di cui G. non è fornito.

Mi dispiace - ho urlato al citofono dell'aiuto - ho sbagliato corsia, non ho il Telepass.

Qualche secondo di attesa, un gracchio indefinito in sottofondo e la barra s'è aperta.

La tizia all'uscita somigliava a Moira Orfei.

E come facciamo adesso? Ha chiesto, placida

E io che ne so?

Ma le hanno dato l'ok al transito?

Mi hanno aperto la barra, se è questo che intende

Sì ma le hanno detto o no "ok al transito"?

Le esatte parole intende?

Sì!

No, cioè. Boh, io non ho sentito.

Pausa. Pausa. Pausa.

Allora deve andare al punto blu e si fa addebitare il pedaggio sul suo Telepass

Signora, questa non è la mia macchina e io non ho modo di passare al punto blu, ne adesso ne nei giorni a venire.

Pausa. Pausa. Pausa. Fila. Fila. Fila. Imbarazzo.

Va' beh, facciamo così. E' entrata a Roma?

Deo gratias, sì

Sono 4 euro, registro la targa.

Non mi piace mettere in ansia gli amici, G.soprattutto. Così mi sono limitata a un rincuorante messaggio vocale:

La tua macchina è sana e salva, sotto casa mia. Dì a tuo fratello che può passare a prendersi le chiavi quando vuole.

Che non si dica che non sono una tipa affidabile.

venerdì 29 gennaio 2016

Il respiro del Loto

Oh Lu! Che piacere rivederti! Sono passati 1132 giorni dal tuo ultimo allenamento.

La voce robotica è quella della pedana della Wii, nella quale, per la cronaca, s'erano ossidate le stilo. L'ultima volta che c'ho poggiato i piedi sopra è stato nell'ottobre del 2012 e da allora ho messo su peso. Tanto peso. Troppo. Il mio lassismo, insomma, ha avuto pessime ripercussioni sulla mia linea ma non è stata tutta colpa mia. Se l'insulinoresistenza si chiama pure sindorme metabolica ci sarà un motivo, no?

Ieri ho messo il dolcificante nel caffè scoprendo, con immensa sopresa e altrettanto sollievo, che non è lu demogno ncazzato, anzi. Il retrogusto amarognolo mi piace ma ai biscotti Misura, ecco, non ci si abitua facilmente.

Nel frattempo anche l'atteso cagotto è arrivato. Ieri, nello specifico, dopo il terzo download al cesso ho avuto una crisi mistica e sono stata fortemente tentanta di chiamare Sboccaccio e mandarlo a cagare, così come stavo facendo io.

In ogni caso 20 giorni di metformina e qualche accorgimento dietetico mi hanno dato il coraggio di vestirmi di giallo, colore in voga a quanto pare, visto che stamattina a piazza San Silverstro c'era questa roba qua:


Golden Lotus è l'installazione dell'artista Choi Jeong-hwa, ha lasciato il MAXXI per farsi ammirare da turisti e romani nel centro della città. Fa parte della serie dei Breathing Flowers, i suoi petali dorati, che coprono 10 metri di diametro, si gonfiano e sgonfiano, aprono e chiudono, simulando il respiro.

Roma stupisce, sempre. Come un amante devoto. E se ieri una nebbia fitta ingrigiva le sue bellezze, oggi il sole di un inverno che è tornato in breve tempo ad essere mite e i fiori nel suo cuore l'hanno resa bella, lussureggiante, inarrivabile. Come un sogno. Come il mio, che un fiore di loto lo vorrei in pancia.

martedì 26 gennaio 2016

The Squiddi's effect

Ormai rassegnata alla triste evidenza di non aver, nemmeno quest'anno, ricevuto in dono da Babbo Natale l'apparato riproduttivo della Hunziker, tantomeno il suo metabolismo, sto continuando a seguire la dieta a basso contenuto di zuccheri, gusto e soddisfazione.

Magra consolazione, il lieve calo di appetito, unico, per ora, effetto collaterale della metformina, insieme a qualche trascurabile fastidio intestinale.

Ad essere onesta, non so se il fatto che io non mi avventi più sul cibo con la voracità con cui mi avventerei sul Robert Redford di Come Eravamo sia una reale controindicazione del Glucophase o, semplicemente, una conseguenza della mancata predisposizione delle mie ghiandole salivari ad eccitarsi di fronte al colore verde, unico pigmento concesso agli alimenti che posso ingurgitare senza limiti di sorta, fatto sta che la mini porzione settimanale di pasta manco m'annava.

Mangio per tenermi in piedi ed evitare che le montagne russe insulinemiche mi tarlino le ovaie più di quanto non abbiano già fatto.

Scoprire l'insulinoresistenza dopo tre anni, un'operazione e 5 stimolazioni più o meno invadenti su rapporti mirati tristi e perlopiù forzati, un po' avvilisce. Soprattutto quando di martedì avanzi già 6 ore di sonno e il ciclo si trascina via quelle poche energie che avevi deciso di canalizzare e razionare con criterio.

Per esempio, in preda ai consueti deliri di onnipotenza della domenica sera, quelli generati dai sensi di colpa per i bagordi del fine settimana, avevo deciso di riprendere l'allenamento aerobico con il programma Wii fit. Poi ho scoperto che Penelope, famelica pure lei, s'è mangiucchiata il cavo. Il tempo impiegato da Amazon per farmene recapitare uno nuovo e già la motivazione iniziale è vergognosamente scemata.

Intanto sul mio conto manca ancora lo stipendio di dicembre. Di per se questa non sarebbe una gran novità se non fosse che stavolta non c'è ancora traccia nemmeno della busta paga.

Sono preoccupata, molto stanca e molto verde.

Di questo passo diventerò magrissima, nasissima e verdissima come Squiddi.




giovedì 21 gennaio 2016

Tra parentesi

Ieri non ho fatto pipì per 11 ore di seguito (e non è manco il mio record personale).

E' successo che nei 10 minuti precedenti l'orario di uscita, di solito dedicati al check vescica - lavaggio mani - vestizione prima della consueta traversata di Roma (che non è stata costruita in un giorno, e se vede!) ho ricevuto 4 chiamate, evaso altrettante richieste, inviato 2 mail puntigliose e fatto in modo, almeno spero, che le mine vaganti non esplodano in mano ai miei colleghi stamane.

Sono uscita in vergognoso ritardo e ho agganciato un vagone metro carico d'umanità.

C'era questa ragazza bionda (non che abbia niente contro le bionde, ma questa era tinta ed io volevo solo chiederle: perché? perché?! perché!) che stava raccontando al suo compagno (amico? friendzonato? non saprei) di una sua esperienza culinaria in quel di Parigi.

...cioè sto coso (ho poi scoperto si trattava di un croissant) m'aveva tipo... cosato la bocca (cos...ato?) 'nfatti penso che se pure mangiavo (che la consecutio temporum riposi in pace, amen) che ne so...boh... tipo... (tlin, tlin, tlin...) tipo... (coraggio ragazza, tempus fugit!) la senape (la senape!? e come la magni di solito? col cucchiaio?) non sentivo niente (succede anche voi, del resto, quando c'avete la bocca cosata, no?)

Ho parlato coi miei colleghi della mia insulinoresistenza (sì, volevo fare la vittima ma non penso meriti di essere giudicata per questo) ed essendo essi persone assai mature, mi perculano incessantemente, soprattutto da quando hanno saputo che ero solita mettere la Nutella sui crackers e sui biscotti Grancereale (abbiate pazienza, dovevo pur trovargli un senso), lo zucchero sull'ananas e sull'arancio tagliato a fette e che ho provato, traendone grande soddisfazione, le popcorn ricoperte di cioccolato Milka (poi ho deciso che 50 centesimi per 10 popcorn manco Alì Babbà, i 40 ladroni e le accise sulla benzina, quindi ho smesso).

Ho fame. Sempre. Parlo di cibo, cerco cibo, voglio cibo, anelo amplessi di Carbonara ma mi costringo a castigati, amorevoli sguardi coi biscotti Misura senza zuccheri aggiunti. Il mio animo masochista mi costringe davanti ai video di Benedetta Parodi, ho trovato persino interessante una zuppa di lenticchie abbinata a polpettine di salsiccia e Brie.

Poi passa. Combatto le voglie con la meditazione. Chiudo gli occhi, inspiro, espiro, mi rilasso, penso al mare (e agli spaghetti co' le vongole, checazz!).

mercoledì 20 gennaio 2016

Winter came

L'inverno, quello vero, è ordunque giunto. A sentirne la mancanza solo l'amico G. che, dall'alto del suo erudito punto di vista sul cambiamento climatico e sulle sue conseguenze, ha rimproverato senza remore me e la Sister G., colpevoli d'aver rimpianto l'inconsueto tepore delle scorse settimane intente, come eravamo, a riacquisire l'uso degli arti e del linguaggio complesso dopo aver grattacheccato via il ghiacco dal parabrezza e dal lunotto posteriore della macchina con uno strumento tristemente noto a chi, come noi, è costretto a ripetere compulsivamente la suddetta azione tutte le mattine e tutte le sere, durante la stagione rigida.

L'alternanza caldo - freddo ci tutela da eventi estremi - ha detto G. - preferivate forse gli uragani?!

Gli abbiamo rivolto un'occhiata pressappoco così:



Colta da improvvisa consapevolezza di possedere un unico piumino (e di doverlo lavare) ho deciso di approfittare dell'ultimo scampolo di saldi invernali e in una Zara sovraffollata ma sempre bellissima ho acquistato un giaccone color cagotto, stretto sulle spalle, decisamente troppo largo in vita ma con un maxi cappuccio con inserto in simil pelliccia, ideale per le piogge e, soprattutto, per la gnagnarella, termine comunemente usato in quel di Roma per indicare il fastidioso, insidioso pulviscolo atmosferico responsabile di reumatisti, bronchiti, dei più comuni ma altrettanto odiosi raffreddori e del relativo corredo di Santi inopportunamente nominati invano.

L'USI, che a breve verrà spedito in una piccola, adorabile ma freddissima località del sud Italia, m'ha redarguito per la spesa giudicata superflua, una sorta di semplice affermazione di vanità femminea. 

In fondo - ha sentenziato - avevi anche un altro cappotto.

Ho in seguito maturato motivato sospetto che la lamentela fosse, più che altro, uno strumento atto a vanificare ogni mio futuro tentativo di rompergli il gazz quando, a giorni, deciderà di acquistare un altro quello sì assolutamente superfluo paio di scarponi invernali, due pile e qualche antiestetica maglia della salute che lo aiuterà a combattere il gelo in quelle lande bellissime e desolate.

Non ho ancora fatto programmi su come e quando raggiungerlo. Mi esalta, al solito, la prospettiva di un nuovo viaggio, seppur breve e modesto. Non mi impensierisce, al solito, l'idea di restare sola e tenere le fila della nostra vita in completa autonomia per un mese e mezzo. Ma preferirei fosse al mio fianco quando il capo delle passere deciderà il nostro destino, ovvero il se, il come e il quando iniziare, finalmente (finalmente?) il percorso procreazione con l'aiuto del pubblico.

La accendiamo?

Mica per niente eh, si congela qui!

venerdì 15 gennaio 2016

Ghiaccio bollente

Cronache di un caldo inverno romano: uno studio antropologico sulle conseguenze a corto raggio del surriscaldamento globale.

Capetta, ancora non ascesa, come invece ho fatto io, all'olimpo di lustrini e paillettes, ha ricevuto in regalo da sua madre una maxi shopping bag con la sagoma cartoonata di un omaccione in canotta, tatuato, roscio, barbuto e con e gli occhiali da hipster.

dovrei cambiarla?

no, sei così sobria nel vestire che quest'esplosione di colori sdrammatizza

ma... non so... quest'uomo in canotta... 

metà intellettuale metà chef Rubio

il sogno proibito della casalinga italica

veicola un messaggio ambiguo?

a limite provocatorio

io comunque non la cambierei, è un valido argomento di conversazione

al parco con mia figlia sarò additata come "la donna con la borsa di dubbio gusto"

figa comunque, tua madre

Collega Enne ha invece portato agli estremi un comportamento altrimenti ordinario: rompere i legami con un uomo che, nonostante eserciti con profitto la professione di psicologo, si allena con dovizia in estenuanti e avvilenti tira e molla tardo adolescenziali.

ho cancellato il suo numero

perché?

volevo darmi un tono

e sei soddisfatta?

no, ieri avevo voglia di rivederlo, così gli ho scritto usando l'unico canale ancora disponibile. YouTube. Ho commentato un suo video, postato mesi fa

ti ha risposto?

non accede a YouTube da settimane

potresti andare sotto casa sua e attaccarti al citofono

o al cazzo

non letteralmente, eh

non è da stalker?

certo

potrei fingere a me stessa di aver sbagliato fermata del tram

comunque noi ora lo sappiamo, non dovevi dirlo

io vado, stasera. Sì, stasera.

sei proprio sicura?

ho il capello giusto

Infine ci sono io, profondamente delusa da quella letteratura scientifica di cui spesso parlo e che altrettanto spesso si rivela millantatrice, spacciando illusioni a buon mercato sul banco della mia ingenuità di ragazza de paese.

ho letto che l'insulinoresistenza è altresì nota come sindrome metabolica, perché rallenta il metabolismo, quindi ora io dovrei dimagrire

sei già magrissima

c'ho la panza morbida. Non dovrei più avere la panza morbida

dovresti pure smetterla di credere alle stronzate

fai gli addominali

non posso

e perché?

il dottor Oz ha detto che sono controproducenti

appunto

martedì 12 gennaio 2016

Astinenza e loisir

Sto seguendo una dieta a basso contenuto di zuccheri.

Procede bene.

Faccio cose, vedo gente, spacco tutto.

Riviste pseudoscientifiche di dubbia autorevolezza usano spesso affrontare il tema della dipendenza da dolciumi, bevande e cibo spazzatura.

E' tutto vero, sudditi. Tutto.

Perché se quella che ho avuto oggi di ritorno dal lavoro non è stata una vera e propria crisi di astinenza beh, poco c'è mancato.

Sono stata abbastanza forte da resistere, impavida e determinata. Nonostante in dispensa il kilo di Nutella reclamasse a gran voce le mie attenzioni non ho ceduto al suo dolce, dolcissimo, zuccherosissimo richiamo e questa, credetemi, sarebbe una prova sufficiente perché il fato, Dio, il Mago di Oz o chiunque giochi a dadi coi nostri destini si decidesse a mandarmi mio figlio.

Ma molte altre sfide, lo so, mi attendono.

Tipo lo zucchero di canna nel caffè.

Perché lo zucchero di canna fa schifo. Sebbene, vi sento, siate in molti a sostenere il contrario.

Col nobile fine di soddisfare la nostra fame di coccole in assenza di uomini (lei) e di saccarosio (io) con la Sister O. ci siamo concesse un bagno di bellezza. Ovvero lei s'è fatta massaggiare la faccia, io mi sono fatta la ceretta. Che a ben pensarci non è poi 'sta gran coccola ma, vi assicuro, l'eucalipto lì dove non batte il sole regala fresche e piacevoli sensazioni.

La Sister G. ha commentato la notizia con un me fate paura ma forse era in preda agli effetti allucinogeni di un OKI scaduto nel 2014, preso erroneamente per placare i dolori mestruali.

Col nuovo contratto faccio meno ore per lo stesso, spero, stipendio. Un bel regalo da parte dell'azienda, nulla da obiettare. Ma ho troppo tempo libero e dentro ci metto tutto quello che trovo, alla rinfusa, senza criterio, organizzazione o priorità.

Tipo che ieri ho ripassato i causativi inglesi, fatto sport, spolverato, cucinato il pollo coi peroni e visto un pezzo di documentario su Roma. Sono crollata alle 10.07 pensando che due ore in più al giorno non possono trasformarsi in un massacro.

La verità è che non voglio avere tempo libero, perché come disse nonsochi l'unico modo per non deprimersi è non avere sufficiente tempo libero per chiedersi se si è davvero felici.

venerdì 8 gennaio 2016

La fatina Metformina

Ha detto: lo vedi che alla fine qualcosa abbiamo trovato. E l'ha fatto malcelando una certa soddisfazione.

Nessuno prima di lui aveva osato pensarci all'insulinoresistenza. Perché se le ovaie sono tonde tonde come un clementino e c'hai pure la fortuna di un utero bellissimo allora perché dovresti ovulare male?

Sessanta percento. Di tanto si innalza la possibilità di restare incinta naturalmente e di tanto si abbassa la possibilità di aborto spontaneo con una terapia adeguata, coadiuvata da un'alimentazione a zero zuccheri e uno stile di vita sano.

A me pare tanto il sessanta percento, non so a voi.

Il problema delle tube, se esiste ancora, resta. Ovviamente. Ma prima di affrontare una FIVET è imperativo categorico abbassare i valori della curva insulinemica, che per inciso con la curva glicemica non c'azzecca una fava tritata, per garantire un'ovulazione buona, completa, sana, prospera. Un'ovulazione che con buona probabilità io non ho mai avuto, nonostante non abbia l'ovaio policistico, nonostante il muco abbondante nei giorni fertili, nonostante il numero elevato di follicoli e le ovaie ciovani.

Metformina. Così si chiama il principio attivo in grado di riequilibrare lo sconquasso insulinemico. Due volte al dì, dopo colazione e dopo cena. Una controindicazione: cagotto. Che per una stitica, capirete, non è poi 'sto dramma shakespiriano.  

Otto settimane di chimica e dieta e poi si ripassa al setaccio il sangue.

Il 9 marzo, salvo imprevisti, l'ennesima visita e la pianificazione (speriamo) finale.

Non ho mai avuto dubbi riguardo le lungaggini di questo percorso ma non posso fare a meno di pensare che per quella data sarà passato un anno esatto dalla laparoscopia. Nel frattempo sono rimaste incinte pure quelle del '93. Ma vabbè.

A ciascuno il suo e a qualcuno un vaffanculo.

La sister G., wannabe medico, s'è detta assolutamente in disaccordo con la decisione del guru delle cacciatrici di pennute dal becco giallo, tra le altre cose a capo della clinica più esclusiva di Roma. Non so dall'alto di quale esperienza, ne di quale pulpito. Forse dimentica della cantonata già presa in occasione della mia operazione quando mi consigliò, con la stessa saccenza di chi  la passera oltre che tra le gambe l'ha vista solo sui libri, di pensarci bene prima di affrontare un'operazione solo esplorativa che invece, guarda un po', scoprì due tube intasate come la Togliatti alle otto del mattino.

L'impermeabile l'ho tirato già fuori, insomma. E proprio per evitare lei.

Questi, in sostanza, gli insegnamenti di questo giorno:
  • non dare nulla per scontato
  • cose che appaiono simili possono essere in realtà diversissime
  • la metformina non è una fata. E fa cagare
  • fatte li cazzi tua. Perché anche chi parla pensando di fare il tuo bene può sommergerti di inutili e controproducenti cazzate.

lunedì 4 gennaio 2016

L'impermeabile

Come tradizione impone pagherò lo scotto di questo rientro traumatico almeno fino alla fine della settimana corrente. L'insonnia ha giocato il solito tiro mancino e lo scombussolamento ovarico ha completato il quadro regredendomi allo status di ipocondriaca lagnosa e bisognosa di attenzioni, convinta di aver contratto un intero ceppo di malattie potenzialmente mortali e che l'USI, lamentando un dolore alla spalla da qualche tempo, sia condannato allo stesso nefasto destino: la tomba.

Insomma siamo al solito: moriremo tutti!. E non è divertente pegnente.

Nonostante il suddetto stato psicofisico stamattina ho zittito la sveglia al sesto o settimo rintocco, sono riuscita a rendermi presentabile e ad agganciare, sotto una pioggia scrosciante e con qualche maledizione, il bus delle sette meno dieci.

Abbiamo passato il capodanno nel locale dell'amico libanese. Tra una portata e l'altra la Sister O. s'è fatta scappare qualche bicchere di troppo. Una volta diventava promiscua, ora emotiva. Così s'è messa a piangere sulle note di Io vagabondo perchè la canzone le ricordava l'amico G. (la sister col pisello) illustre assente della serata e reo confesso di essere preda dei fantasmi del passato e di insicurezze esistenziali che lo spingono un giorno a prometterle amore eterno, l'altro a visualizzare e non rispodnere su uazzap.

Prima e dopo la mezzanotte ho ricevuto notizia di due gravidanze, entrambe molto ambite. Sono solita rallegrarmi quando qualche ricercatrice incallita riesce finalmente ad agganciare per le piume la cicogna, stavolta ammetto con rammarico che non è andata così. Sono solo riuscita a pensare resto l'unica stronza con la panza vuota e la cosa, I know, non mi rende onore.

In ogni caso ho dismesso la corazza. Troppo pesante e pure un po' demodè. Quel che mi serve è un impermeabile che mi faccia scivolare addosso pensieri negativi, senso di inadeguatezza, invidie. Magari funzionerà pure meglio, non ci sarà bisogno di accusare i colpi almeno fino a quando qualche goccia si intrufolerà in una falla, raggelandomi.