lunedì 7 marzo 2016

Costanti e costanza

Lui aveva occhiali spessi di vetro scuro e il fascino colto della saggezza. A lui devo gran parte di quel che riesco a far passare di me, quando scrivo. Mi ha insegnato a scavalcare i muri della retorica, ad oltrepassare quelli della fantasia senza, però, l'esigenza di dover inventare. Ho scritto, grazie a lui, roba mia. Non solo e non più roba a modo mio. 

Sotto stress - soleva dire - dai il tuo meglio.

Come se la polvere di fata ce l'avessi in fondo al mio barile esperenziale e iniziasse a diffondere la sua luccicanza quando eccitazione, paura, gioia, rabbia, disperazione e, alla fine, stanchezza, le lasciano quel poco di spazio che resta.

Sarà per questo - pensavo stamattina - che per scrivere bene ho bisogno di essere stanca. Funziona qualsiasi tipo di stanchezza, fisica o emotiva.

Lui è stato il mio professore di lettere per due anni, quarto e quinto liceo.

Chissà se la sua opinione di me cambierebbe se mi rivedesse, adesso che non sono più quella ragazzina idealista, emotiva e così superba da essere convinta di poter ottenere tutto con il minimo sforzo.

In ogni caso continuo a dare il meglio di me quando i solchi sotto gli occhi si fanno più evidenti. In pratica, ora, sono un genio mancato.

Un po' di superbia, ad essere onesta, deve essermi rimasta appiccicata addosso, nonostante le lezioni di vita e questi anni durissimi. Non fosse così non avrei mai potuto pensare di riuscire a fare tutto, analisi, corsi di formazione, lavoro, viaggi, senza che il mio fisico ne risentisse.

Giovedì ho ripetuto la curva insulinemica. Il valore a 60 e 120 minuti si è trimezzato ma è ancora sopra la soglia di tolleranza. So quel che significa in termini medici: la cura sta funzionando, bisogna continuare. Non so cosa aspettarmi in temini riproduttivi. E' sufficiente? Dovrò aspettare ancora? Quanto? Il valore è ancora così alto da rendere concreto il rischio di mandare in pappa la stimolazione?

Mentre vengo corrosa dai dubbi continua senza intoppi la mia storia d'amore con la pedana Wii. Venerdì scorso ci siamo volute così bene da siglare un patto: un altro kilo, solo uno e poi me sparo una crema de scampi che vojo mori' sopra. 

Che sia o meno una diretta conseguenza dell'insulina ai minimi storici non è dato saperlo, fattostà che sto ovulando in discreto anticipo rispetto alla solita tabella di marcia. Il che sarebbe pure una bella notizia se la materia prima non fosse confinata tra i sassi di una città per me irraggiungibile prima del prossimo week end, quando, ovviamente, sarà troppo tardi.

Il cambiamento è l'unica costante, si sa. Così oltre a un giro vita extra small e a due zigomi mai così evidenti, ho anche un cellulare nuovo. Il Nokia ha tirato le cuoia proprio nel giorno delle analisi. L'ho sostituito al volo con un Samsung dalla sigla sconosciuta, solo una parola è stata in grado di farmi passare il rodimento di chiùl: android.

Siccome sono cresciuta a pane e Via col vento ho deciso di chiudere la cosa con un gesto scenografico (che devo aver visto in qualche fiction di bassa lega) e ho gettato il vecchio smartphone nel Tevere. E' durato un attimo, ha fatto pluf ed è sparito, per sempre.

Vorrei funzionasse così anche coi cattivi pensieri.

Pluf! E non ci sono più.

5 commenti:

  1. Secondo me stai andando bene con la dieta e la cura, penso proprio che sia la strada giusta! Se poi fai anche movimento e riesci a scrivere bene. ....alla grande no? Ok, manca sempre il solito piccolo particolare, però stai facendo di tutto per raggiungerlo! !!! Anch'io Samsung ma lo odio, si scarica sempre. ..:(

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    1. Io per ora lo amo, il Windows Phone è stata un'esperienza terrificante!

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  2. Ti auguro tanti pluf, allora. Che 'sti pensieri brutti e le cose negative finiscano tutti nel Tevere. Un po' veloci anche.

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  3. Insulinoresistente sotto metforal e 2 figli di 5 anni e 10 mesi. Ce la si può fare, non demordere che stai andando benissimo!

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